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Fabrizio Miccoli, un cattivo esempio
23 Giu 2013 08:22

Quando sono in macchina, da solo o in compagnia, canto. Mi piace cantare in macchina perché mi rilassa e perché le parole e la musica sono sempre tra le migliori compagnie possibili.

Canto soprattutto quando viaggio da solo. E sempre, tutte le volte che succede, mi ritorna in mente una delle scene più belle de “La stanza del figlio”, il film con il quale Nanni Moretti ha vinto la Palma d’oro al Festival di Cannes del 2001.

Tutta la famiglia è in macchina e canta a squarciagola “Insieme a te non ci sto più“, un piccolo capolavoro scritto da Paolo Conte e magistralmente interpretato da Caterina Caselli. La voce stonata di Nanni Moretti è meravigliosa e, seppur in un contesto non certo allegro come quello della vicenda narrata, esprime in ogni caso un’idea felice della vita. L’esatto contrario della scena che viene riportata oggi da tutta la stampa italiana e che vede come protagonista Fabrizio Miccoli, l’ex calciatore e capitano del Palermo.

Immaginiamo anche noi la scena che ricostruiamo sulla base delle notizie diffuse.

Fabrizio Miccoli è in macchina con Mauro Lauricella, figlio del boss mafioso e all’epoca dei fatti latitante, Antonio Lauricella. Miccoli e Mauro Lauricella sono amici e il salentino chiede al suo amico di aiutarlo a recuperare somme di denaro che aveva dato in prestito e che non riesce a farsi restituire. Mentre sono in macchina i due cantano, proprio come nella scena del film di Moretti. Non cantano però la splendida canzone di Paolo Conte, ma: «Quel fango di Falcone». Probabilmente una sua creazione. Il suono di quelle parole gli è così familiare che lo ripete, sempre in macchina e sempre con il suo amico figlio del boss, per dare appuntamento ad altre persone: «Vediamoci davanti all’albero di quel fango di Falcone».

Parole umilianti per chi le ha pronunciate e così dolorose da ascoltare che meritano una risposta immediata.

La prima risposta deve darla la Lega Calcio radiando a vita Fabrizio Miccoli, senza se e senza ma. Il calcio italiano non può permettere che un suo tesserato sporchi la memoria di un servitore della Stato morto per mano della mafia, un eroe nazionale. Un uomo che grazie alle sue capacità e alla sua bravura ci fa sentire ogni giorno orgogliosi di essere italiani e meridionali. Una persona alla quale tutti dobbiamo molto, una bella persona che ha sacrificato la sua vita per far vivere meglio e più in pace tutti noi, compreso Fabrizio Miccoli.

La seconda risposta deve darla lo Stato italiano. Miccoli è indagato per estorsione, che si celebri in tempi rapidi il processo.

La terza risposta dobbiamo darla noi cittadini dello Stato italiano. Che quanto accaduto ci serva da lezione per il futuro. Prima di elevare a “eroi” cialtroni di questa vaglia riflettiamo e aiutiamo i nostri ragazzi a riflettere sulle cose importanti della vita. Sul senso di stare insieme e formare una comunità. Giovanni Falcone è stato e continua ad essere un riferimento etico e morale per tantissime persone, rappresenta l’Italia migliore e nessuno può permettersi di sporcare la memoria. Dobbiamo indignarci per ciò che è successo.

Ognuno, in questo senso, può dare il suo piccolo contributo. Chi scrivendo, chi amministrando bene la giustizia, chi insegnando, chi semplicemente comportandosi da persona perbene.

«Si muore generalmente perché si è soli o perché si + entrati in un gioco troppo grande. Si muore spesso perché non si dispone delle necessarie alleanze, perché si é privi di sostegno. In Sicilia la mafia colpisce i servitori dello Stato che lo Stato non é riuscito a proteggere», sono parole di Giovanni Falcone, quasi un testamento morale. Lo Stato ha il dovere di proteggere in vita chi combatte il crimine, ma ha altresì il dovere di tutelarne la memoria.

Io non dimentico il suo insegnamento, le sue parole e il suo contributo al nostro Paese, spero non lo dimentichi la Lega Calcio e pretendo che non lo dimentichi lo Stato Italiano.


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