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Finalmente Pompei riapre. Ed è subito boom di visitatori
24 Giu 2013 06:30

È già folla di turisti nella Casa degli Amorini Dorati, una delle più famose di Pompei, riaperta al pubblico dopo una anno di restauri e rientrata nel circuito delle domus (dopo il restauro del 2003 era visitabile ma solo su prenotazione): molti i gruppi da tutto il mondo e tante le guide che da ieri fanno la fila per scoprire i segreti e le meraviglie dell’antica abitazione che deve il suo nome ad alcuni dischi di vetro con foglia d’oro (in cui erano appunto incisa la figura di un ‘Amorino’), decorazione della stanza da letto matrimoniale del proprietario.

Una bella giornata per Pompei, dopo il lungo stop sul fronte delle riaperture al pubblico: l’ultima, con relativo restauro, fu quello delle Terme stabiane,nella primavera del 2011, sempre attuato con fondi ordinari della Soprintendenza di Napoli e Pompei.

Entro un anno poi la visita agli ‘Amorini’ potrebbe essere ancora più ricca con l’allestimento, all’ Antiquarium di Boscoreale, di una piccola mostra contenente i reperti trovati proprio in quella famosa casa , un’abitazione signorile che occupa il lato meridionale dell’insula 16 della regione VI, e che è uno dei luoghi più rinomati di Pompei.

In particolare gli affreschi principali risalgono al cosiddetto ‘Terzo stile pompeiano‘ ed illustrano alcuni episodi della mitologia greca. I recenti lavori di restauro hanno riguardato proprio l’apparato decorativo, quindi affreschi e anche mosaici, ma non solo: è infatti stato ripristinati anche il giardino al centro del peristilio ed un piccolo giardinetto interno.

I due prossimi restauri, anche questi realizzati con fondi ordinari della Soprintendenza di Napoli e Pompei, attualmente in corso, riguardano la Casa dell’Ancora e la Casa dell’Efebo: lo ha spiegato la direttrice degli Scavi archeologici di Pompei, Greta Stefani: “Si tratta di due interventi complessi anche per le caratteristiche delle domus – ha detto al margine della riapertura degli ‘Amorini’ – La Casa dell’Ancora è l’unica ad avere il giardino a un piano più basso rispetto al livello dell’abitazione. Quello dell’Efebo può essere definita come un insieme di tre case e affaccia sulla strada con tre porte, anche se quella situata sotto il cenacolo è stata murata dopo lo scavo”.

“In entrambi i casi sono necessarie due fasi di restauro – sottolinea l’architetto Carmela Mazza della Soprintendenza speciale per i Beni archeologici di Napoli e Pompei, che ha curato anche l’intervento alla Casa degli Amorini – la prima relativa alla struttura della casa e all’intera insula richiede circa un anno di lavoro, mentre occorrerà un anno e mezzo per la fase successiva, durante la quale si interverrà anche sulle pitture e sulla pavimentazione. Vanno poi aggiunti i tempi necessari per le procedure burocratiche non sono in grado di quantificare ma i lavori stanno procedendo in maniera spedita”


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