Cinquecento professionisti sparsi in tutto il mondo, legati alla Sicilia da un rapporto profondo e duraturo, hanno accolto una sfida chiara: mettere a disposizione tempo, competenze e risorse per creare nuove opportunità sull’Isola.
Da questa spinta condivisa prende forma Onda, il programma di pre-incubazione per l’innovazione sociale promosso da Fondazione Marea, che ha selezionato 13 progetti tra oltre 170 candidature. Iniziative che, dopo tre mesi di mentoring strutturato e accompagnamento operativo, sono oggi pronte a trasformarsi in imprese sociali attive in tutta la Sicilia.
Le tredici idee di impresa sociale sono state presentate oggi, venerdì 19 dicembre, a Palermo, nel corso di un doppio appuntamento. La mattina l’incontro si è svolto negli spazi di Magnisi Studio (via Emerico Amari, 148), mentre nel pomeriggio, a partire dalle ore 15.00, il confronto si è spostato all’Ecomuseo Mare Memoria Viva (via Messina Marine, 14). Due momenti distinti ma complementari, dedicati al bilancio del primo anno di attività di Fondazione Marea e alla definizione di una visione condivisa per il futuro.

Non si tratta di un esperimento isolato, ma di un percorso che mette in relazione territori, bisogni e visioni. Le iniziative selezionate operano in ambiti chiave come agricoltura sociale, rigenerazione urbana, inclusione, educazione, turismo responsabile e democrazia partecipata, offrendo una lettura contemporanea dell’Isola, lontana da stereotipi e narrazioni semplificate.
Una comunità globale che sceglie la Sicilia
Le risposte sono arrivate da tutto il mondo: da Hong Kong a San Francisco, da Melbourne a New York, passando per l’Europa e l’Italia. Siciliani partiti, rimasti o tornati. Altri senza origini isolane, ma legati all’Isola da una scelta consapevole. In totale, 500 pionieri che hanno deciso di partecipare non solo con donazioni economiche, ma soprattutto con il proprio sapere professionale.
“Noi siciliani siamo un popolo di migranti – ha dichiarato Antonio Perdichizzi, presidente di Fondazione Marea – ma oggi questo stato diventa la nostra ricchezza. Il nostro intento è trasformare la diaspora siciliana in comunità, aggregando risorse filantropiche e volontariato di competenze per creare opportunità in Sicilia”.

La rete costruita da Fondazione Marea attraversa generazioni e profili professionali. Il più giovane ha 22 anni, il più anziano 88. Il 75 per cento uomini e il 25 per cento donne. Vivono fuori dall’Isola, in Sicilia o tra più città. Alcuni sono siciliani di seconda o terza generazione, altri “siciliani di cuore”. Avvocati, imprenditori, docenti universitari, comunicatori, manager, professionisti del digitale. Insieme hanno già donato 1.500 ore di volontariato di competenze, un capitale immateriale destinato a crescere nei prossimi mesi.
Onda, una mappa viva della Sicilia che cambia
Dalla provincia di Agrigento ai Monti Peloritani, dai borghi iblei alle periferie di Palermo, Onda disegna una mappa stratificata della Sicilia contemporanea. Non un elenco di buone pratiche, ma un racconto corale che mette in discussione modelli consolidati: il modo di fare scuola, di abitare le aree interne, di gestire il turismo, di costruire il rapporto tra cittadini e istituzioni. Qui non si tenta di “riparare” il presente. Lo si ripensa, contando su una rete qualificata di mentor e professionisti.
Fondazione Marea accompagna i progetti lungo un percorso strutturato di pre-incubazione, offrendo mentoring mirato, competenze specialistiche e accesso a una rete filantropica diffusa. Grazie alle donazioni dei pionieri e al supporto di Fondazione Peppino Vismara, Fondazione EOS e Fondazione Snam, i progetti più solidi riceveranno un sostegno economico e saranno accompagnati per tre anni nel loro percorso di crescita come nuove imprese sociali.
Tredici progetti, un’unica traiettoria
Le iniziative selezionate raccontano un’altra Sicilia, concreta e plurale.
- Orto di Pino, a Vittoria, usa l’agricoltura come spazio di cura e inclusione per persone con disabilità mentale;
- Fuori Centro, a Palermo, ribalta la narrazione delle periferie urbane, restituendo voce alle comunità;
- Maqaluba, a Delia, trasforma una fragilità geologica e sociale in un laboratorio di formazione femminile, arti performative e permacultura;
- Nexo Sicilia, ad Agrigento, crea connessioni formative e professionali tra giovani siciliani ed europei;
- Zagara, a Catania, costruisce percorsi di formazione politica femminista e inclusiva.
AbiXama Rural Hub, a Buscemi, dimostra che le aree interne possono diventare centri di innovazione; - Agorà, a Palermo, accompagna comunità e Pubbliche Amministrazioni nei processi di democrazia partecipata;
- Scuola Dinamica, a Custonaci, ripensa la scuola primaria unendo natura, comunità e apprendimento;
- Spora, a Santa Teresa di Riva, lavora sui Monti Peloritani intrecciando ambiente, turismo lento e nuove economie;
- Unna, a Piazza Armerina, affronta l’overtourism con una piattaforma di turismo etico;
- Inclusiva, a Regalbuto, porta competenze digitali nei comuni rurali;
- IN+, a Palermo, crea spazi inclusivi per giovani adulti con disabilità;
- La Casa delle Lavoratrici, a Montedoro, offre accoglienza abitativa e lavoro a famiglie vulnerabili.
Ogni progetto nasce da un territorio preciso e produce effetti concreti: servizi, competenze, reti, spazi rigenerati. È un investimento sul presente, ma soprattutto sul futuro di chi in Sicilia sceglie di restare o di tornare. Una rivoluzione silenziosa che parla il linguaggio della responsabilità, della competenza e della visione.