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Il Granchio Blu minaccia l’Adriatico. In campo anche l’Università del Salento
31 Ott 2016 08:30

L’Adriatico ha un nuovo abitante ma non c’è da rallegrarsene: si tratta del Granchio reale, o Granchio blu, una specie esotica invasiva e quindi potenzialmente pericolosa per la biodiversità locale.

Si tratta di una specie che solitamente vive lungo le coste atlantiche del continente americano.

Specie molto ricercata ed apprezzata negli Stati Uniti per la bontà delle sue carni, è comparsa nel continente europeo agli inizi del ‘900 tra la Francia e il Mar Baltico. Nel Mediterraneo sembra che la sua presenza sia stata rilevata in Grecia già nel 1948 mentre in Italia negli anni cinquanta, ma i suoi avvistamenti sono sempre stati rari. Da allora, la presenza di questa specie si è sempre più consolidata e in ambito Adriatico il granchio blu viene ormai regolarmente catturato presso la foce del fiume Neretva in Dalmazia.

Negli ultimi mesi inoltre sono state sempre più numerose le segnalazioni da parte dei pescatori in Adriatico.

I frequenti ormai ritrovamenti potrebbero essere il frutto del cambiamento delle condizioni climatiche e dell’aumento della temperatura dell’acqua marina. Tali variazioni potrebbero avere facilitato le migrazioni accidentali di specie alloctone.

Può raggiungere dimensioni di venti centimetri per dieci. Il corpo ha, nel complesso, una forma ellittica con due spuntoni ai due lati, margine anteriore seghettato e zampe piuttosto allungate. Si trova sia nella colonna d’acqua che nei fondali, inoltre si trova anche sulle pareti dei porti. Una delle principali cause del loro arrivo nel nostro mare, sta nelle acque di zavorra delle navi mercantili e delle petroliere.

Queste ultime per avere stabilità in mare incamerano acqua nelle stive poi, prima di entrare nei nostri porti, rilasciano questa quantità di acqua in mare. Si tratta di acque ricche di uova, gameti, spore, organismi unicellulari e specie adulte che si insediano nell’Adriatico, spesso trovando un ambiente favorevole con condizioni chimico-fisiche idonee, nutrimenti che derivano dalle zone produttive e una temperatura dell’acqua mite.

Purtroppo il Granchio blu è una specie invasiva in grado di predare attivamente pesci, molluschi e altri crostacei, oltre che arrecare danni agli attrezzi di pesca quando catturata. Una presenza che desta diverse preoccupazioni anche a Corfù, dove il granchio blu è stato osservato nelle zone costiere, estuari e lagune dell’isola.

La presenza di questo strano ospite è stata rilevata inoltre in aree protette come le lagune di Antinioti, Korission, Alykes Lefkimmi e Chalkiopoulou con particolare rilevanza ambientale che hanno particolarmente preoccupato il personale geotecnico e scientifico della Regione greca delle Isole Ionie.

Aree specifiche invernali che ospitano un gran numero di uccelli migratori, come aironi, fenicotteri, cigni selvatici, anatre e altri uccelli che si nutrono anche di questo crostaceo. Tanto che per affrontare il problema, attraverso i programmi europei, negli ultimi due anni c’è un protocollo della Regione greca delle Isole Ionie con l’Università del Salento.

Il fenomeno metodicamente osservato da un team di ricercatori e studenti, diretto dal Prof. Maurizio Pinna, biologo-ecologista ricercatore presso l’Università del Salento, Stamatis Gini, biologo-ittiologo Regione, Savina Gkioni, dottore di Ecologia e cambiamenti climatici presso l’Università del Salento, e Felicità Tzafestas, studente di ittiologia presso l’Università di Tessaglia, che svolge la ricerca su granchi blu delle lagune di Corfù. Un protocollo che ci auguriamo frutti interventi immediati. Il punto è che somministrare il “foglio di via obbligatorio” può essere decisamente complicato. L’eradicazione in ambiente marino è difficile, confermano gli esperti, benché non manchino strumenti per una gestione e una mitigazione del fenomeno. Bisogna partire però da un monitoraggio costante e da una rapida identificazione della specie aliena. Mai nella storia della terra questi cambiamenti sono stati così repentini e guidati da una sola specie, in questo caso l’uomo”.

Ed è proprio l’uomo, oggi, chiamato a rimediare.


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