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Il pentito di Camorra rivela: “Scavate, nel Casertano ci sono tonnellate di rifiuti nascosti”
19 Set 2013 08:12

Presto si apriranno nuovi scavi nelle terre del Casertano avvelenate dai rifiuti interrati dal clan dei Casalesi. Dopo quelli eseguiti a Casal di Principe, che hanno portato al rinvenimento di numerosi fusti di materiale che è ora sottoposto all’esame degli esperti, altri ne verranno effettuati in diverse zone – due o forse tre siti – indicate da Luigi D’Ambrosio, il collaboratore di giustizia le cui rivelazioni stanno consentendo di riportare alla luce rifiuti nascosti da oltre vent’anni. Si riferiscono infatti all’inizio degli anni Novanta i fatti raccontati dal pentito, oggi quarantenne, che all’epoca non era comunque inserito in alcuna organizzazione malavitosa.

Era un semplice operaio che lavorava a cottimo, addetto alla manovra delle scavatrici. Gli uomini del clan gli affidarono in diverse circostanze l’incarico di scavare nei terreni della provincia di Caserta, fino a profondità di otto-dieci metri, e lui, una volta completato il suo lavoro, vide scaricare negli ampi fossati centinaia di fusti prelevati dai camion. D’Ambrosio, non avendo rivestito alcun ruolo all’interno del clan, non sa spiegare cosa contenessero quei fusti e da dove provenissero ma – come rivelano gli investigatori – possiede un’ottima memoria visiva.

Tanto che ieri, nascosto in un’auto dei carabinieri, era a Casal di Principe per fornire indicazioni precise a quanti erano impegnati negli scavi. L’affiliazione al clan dei Casalesi da parte di D’Ambrosio è assai più recente. L’ex operaio si legò al gruppo Schiavone e, per conto della cosca, fu incaricato di chiedere e riscuotere tangenti. Con questa accusa venne arrestato nei mesi scorsi e quasi subito decise di collaborare con la giustizia.

Le sue dichiarazioni sono ora all’esame del pool di magistrati della procura di Napoli che si occupano della gestione camorristica del traffico illecito di rifiuti: i pm della Direzione distrettuale antimafia Giovanni Conzo, Luigi Landolfi, Cesare Sirignano e il procuratore aggiunto Francesco Greco. Intanto oggi le ruspe hanno continuato il lavoro nel terreno di via Sondrio, a Casal di Principe, nel cuore di quella che ormai è conosciuta come “terra dei fuochi“, dove negli ultimi venti mesi sono divampati oltre 6.000 incendi.

Sono venuti alla luce fanghi sospetti, forse frutto di processi di depurazione industriale. Sul luogo I carabinieri della compagnia di Casale e del Noe e i vigili del fuoco che hanno scavato una seconda buca accanto a quella realizzata ieri raggiungendo la falda acquifera a circa 12 metri di profondità. Campioni dell’acqua di falda sono stati prelevati e affidati ai tecnici dell’Arpac per le analisi.

Gli strumenti in dotazione ai vigili non hanno rilevato tracce né di radioattività. Sono emersi invece amianto, eternit, e altro materiale di scarto di lavori edili, tra cui pezzi di cemento e di ferro. E la commissione prefettizia ha reiterato il divieto di utilizzare l’acqua dei pozzi privati a Casal di Principe.


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