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Il senso di una vita di un uomo del Sud
21 Mar 2015 08:40

“La prima auto del paese è la mia!”

Era il 1932, al Salone dell’auto di Torino era stata presentata la Balilla, l’auto che il regime fascista aveva “ordinato” alla Fiat. Si voleva in qualche modo motorizare l’Italia.

Il commerciante di bestiame Solomini, l’aveva ordinata per tempo.Voleva assolutamente un auto. Ma prima che la Fiat varasse quella vettura, il prezzo delle altre era proibitivo. C’era la Lancia Artena, la Astura, l’Alfa Romeo 6 c, la 8 c, tutta roba per aristocratici o industriali.

A dire il vero, nel suo borgo, vi era già un auto. Apparteneva ad un barone. Una splendida Lancia Theta, ma Solomini aveva fatto finta di non accorgersene. E quando glielo rinfacciavano, rispondeva: “E che centra! Quello è un nobile! La mia, è la prima auto di noi paesani!”

La povera moglie, era costretta ad uscire con lui la domenica, in Balilla, solo per fare passerella. Così la donna, schiva e riservata, veniva sottoposta ad una gogna invereconda.

I figli poi, ne coglievano solo l’aspetto ludico e la sera, nel garage, salivano a bordo dell’automezzo e si facevano sospingere per pochi metri, avanti e dietro, per avere la sensazione di guidare.

E tutti li spingevano volentieri, pur di aver a che fare con un auto, da vicino.

“Ora dopo la macchina, sarò il primo in paese ad avere l’acqua corrente in casa!”

Qualcuno ricordava a Solomini che il barone, l’aveva già da un paio d’anni. Ma lui rispondeva: “Che c’entra! Lui è un nobile! Io sono il primo dei paesani ad averla!”

“Vedi, moglie mia, i nobili fanno parte di un altro mondo. Noi siamo terreni. Loro no. Questi non si sono sudati niente. Hanno solo sfruttato la gente per secoli. Io invece, i soldi li ho fatti da solo, con queste mani e con questa testa. Noi quindi abbiamo l’auto, noi abbiamo l’acqua in casa, noi abbiamo la radio. Loro non hanno fatto niente per averle e quindi nemmeno bisogna considerarli!”

Un giorno Solomini incontrò il barone.

“Barone! Che onore vedervi!”

“Ho saputo che avete comprato una Balilla.”

“Si Barone. Volevo comprare una Lancia Astura, ma mia moglie non voleva. Sapete come sono fatte le donne….”

“E come va il motore?”

“Ma sa…barone… non e che l’ho provata più di tanto. Diciamo che va. Ora presto vado a Napoli a vedere un’Alfa Romeo. Forse la compro.”

“L’aggiunge alla Balilla?”

“L’aggiungo alla Balilla?…….” attimo d’incertezza di chi è colto alla sprovvista. “Si… forse… potrebbe…”

“Ossequi signor Solomini. Ossequi.”

“Ossequi, Barone”.

La sera, a casa. “Forse se n’è accorto che fingevo. Mi ha salutato all’improvviso e se n’è andato. Sai che faccio?…Compro l’Alfa Romeo!”

La moglie: “Tu sei matto!”

I figli: “Si papà! Siii!”

Il nonno: “Tu sei scemo… lo dice sempre tua madre!”

“Lo faccio vedere io al barone chi è Michele Solomini!”

L’uomo va a Napoli alla concessionaria Alfa Romeo e per l’equivalente di dieci ettari di terra, compra l’Alfa c 6 e da’ indietro la Balilla.

Poi torna in paese e prepara la passerella domenicale.

“Sai che ti dico…moglie mia…qui i nobili devono finirla di dettare legge! Ormai non comandano più niente! I fascisti gli hanno tolto il potere ed io gli tolgo i simboli! Ora mi costruisco un palazzo da fare invidia! Lo pago un po’ alla volta. Chi mi nega niente a me?”

“Povero marito mio. Se n’è uscito di testa. Vuole fare il nobile e fa il venditore di bestie!….Ora sta arredando casa….quadri, servizi di piatti, tappeti, servitù….”

“Sorella mia, ma dove prende i soldi?”

“Ce li ha… ce li ha… lui guadagna bene. E da quando li spende, lavora come un dannato in tutto il potentino, per guadagnarne di più!”

“Bhe! Se li guadagna…”

“Si, ma spende tutto! E poi…a noi questa roba a che serve? Lui dice che i nobili devono avere una lezione. Che devono smetterla di sentirsi superiori.”

“Si è messo a fare la rivoluzione!”

“Si… la rivoluzione dei ricchi!”

Dopo un paio di anni, Solomini aveva quasi lo stesso status del barone del paese.

Una sera questi lo avvicinò. “Solomini, vi devo parlare.”

“Dite Barone”

“Ecco….io vorrei proporre di vendervi il mio palazzo.”

“Il suo palazzooo?”

“Si, ho visto che voi avete delle buone disponibilità economiche.”

“Barone, voi mi lusingate…… Ma perché volete venderlo? Ve ne andate dal paese?”

“Si vado via”

“Su due piedi, cosa vi posso dire? Fatemi pensare per una settimana.”

“Va bene. Attenderò la risposta.”

“Ma ti rendi conto, moglie mia? Il barone che mi vuole vendere il suo palazzo! Ha capito che anche io sono come un nobile, altrimenti non me l’avrebbe detto.”

“Si ma che senso ha ragionarci? Dove li prendiamo i soldi?”

Due sere dopo, Solomini incontrò il barone: “Allora? Ci state pensando?”

“Si ci sto pensando…..io lo comprerei pure….ma ho il mio palazzo….poi che ci faccio? A chi lo vendo?”

“Ascoltate…..prendete il mio palazzo….datemi una buona caparra e poi lo pagate con calma….quando troverete un acquirente della vostra casa.”

“Grazie per la fiducia ma….”

“Voglio dirvi la verità, il mio palazzo io lo devo vendere per forza. Ho perso una grossa cifra a carte. Vendo tutto e me ne vado a fare una vita normale in una città.”

“”Hai capito, moglie mia? Il barone mi vuole vendere il palazzo pagandolo comodamente. Si è giocato tutto a carte!”

“Si… ma a noi che serve?”

“….a che serve?”

Stette una notte a pensare poi prese una decisione.

“Buongiorno Barone.”

“Allora?”

“Ho scelto cosa fare”

“Bene ditemi pure.”

“Vi pago io i debiti, però voi dovete darmi la parola d’onore su due cose: primo che non giocherete più a carte e nient’altro del genere e secondo che tornerete a fare il barone in questo paese!”

“Ma…. io non capisco….. che dite……”

“…..i vostri genitori quando ero piccolo mi salvarono la vita.”

“Ma….io non sapevo di questo particolare….”

“Ma quando ti hanno salvato la vita, marito mio? Non mi hai mai detto niente di questo particolare.”

“Non è vero niente. Nessun salvataggio. Gli ho raccontato uno sciocchezza per fargli accettare i soldi!”

“E perché?”

“Moglie mia…. se il barone va via dal paese…. io a chi copio? A chi do’ lezioni?….. Tornerò un umile venditore di bestie.”


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