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In Sicilia la carica dei portaborse continua. Il movimento Cinquestelle ne ha 29….
11 Gen 2014 08:48

Gli uffici dell’Assemblea stanno definendo gli elenchi, ma si stima che alla fine i portaborse dei parlamentari siciliani potrebbero essere circa 150.

Un piccolo esercito cresciuto a dismisura poco prima di Capodanno, quando i deputati hanno trasmesso i nominativi dei neo-assunti, approfittando della “finestra” concessa dalla legge sulla spending review, approvata a metà dicembre: la norma riconosceva il rimborso, fino a 3.180 euro, ai deputati che avevano assunto il collaboratore entro il 31 dicembre del 2013 (prima della norma, il contributo era riconosciuto per generiche spese di segreteria).

Un corsa contro il tempo, dunque, che ha coinvolto tutti i gruppi parlamentari, nessuno escluso: dai Cinquestelle al Pd, dal Pdl all’Udc, dal Mpa-Pds ad Articolo 4, fino al Megafono e ai Drs. Al centro di aspre critiche, anche attraverso il web, soprattutto le assunzioni fatte dai Cinquestelle che contano ben 29 portaborse, il doppio rispetto al numero dei deputati (sono 14), più 5 “stabilizzati“.

A innescare le polemiche è stato il vice presidente dell’Ars Antonio Venturino, espulso dal movimento per non avere versato parte dell’indennità da parlamentare, che ha riservato un commento velenoso ai suoi ex compagni: “Quando si fa le verginelle della politica, occorre avere la coscienza pulita“. Gli M5s, che prima rinunciavano al bonus di 3.180 euro ma adesso ne beneficiano come gli altri, tuttavia sono gli unici fino a ora ad avere pubblicato on line l’elenco degli assunti, che lavorano in sintonia col gruppo parlamentare.

Tra i deputati c’è chi ha un portaborse, chi due, alcuni persino tre: a fine mese trasmetteranno agli uffici i rendiconti e saranno rimborsati fino al tetto dei 3.180 euro. A pagare sarà comunque l’Assemblea che, prima copriva le generiche spese di segreteria, adesso copre lo stipendio del portaborse.

Molti di questi collaboratori a Palazzo dei Normanni non si vedono, alcuni invece seguono il deputato nella sua attività all’Ars. In assenza di regole, ai portaborse vengono applicati diversi contratti; la maggior parte ha firmato un cocopro, ad altri invece è stato applicato perfino il contratto per prestatore di lavoro domestico, insomma quello di colf e badanti. Per la Fiscat-Cisl il portaborse-colf è illegittimo e l’Inps potrebbe anche aprire delle procedure. “Io ho tre portaborse, assunti tempo fa e non nell’ultim’ora come i grillini: uno dei miei collaboratori apre e chiude la mia segreteria politica, guadagna 250 euro al mese“, dice il deputato del Nuovo centrodestra, Giuseppe Milazzo. Gli uffici dell’Ars non sono in grado di quantificare ancora il costo complessivo dei portaborse: a fine mese, quando riceveranno gli F24 da parte dei singoli deputati, l’amministrazione avrà un quadro chiaro. Ma la cifra sarà intorno ai 3 milioni di euro. Altri 4 milioni e mezzo l’Assemblea li versa per i cosiddetti “stabilizzati“: si tratta di 86 persone, inquadrate in base a delibere del Consiglio di presidenza dell’Ars, alcuni oltre vent’anni fa. Questo personale lavora all’interno dei gruppi parlamentari, il Pd ha anche installato un rilevatore elettronico delle presenze. I portaborse, invece, non hanno alcun obbligo di presenza e non esistono controlli da parte dell’Assemblea, che si limita a rimborsare i deputati.


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