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La giornalista Rai si presenta a Casal di Principe con la scorta. Per fare lo show
12 Nov 2013 07:11

Agorà, trasmissione del mattino di Rai3. Si discute, tra le altre cose, della Terra dei Fuochi. Gerardo Greco, il conduttore, ha un’inviata a Casal di Principe. Sembra brava, sa di che cosa parla. Ha capito, e lo dico senza ironia, che ha tra le mani una tragedia da trattare. La giornalista di Rai 3 passeggia su un pezzo d’Italia avvelenato dai mafiosi che per fare soldi, negli anni, hanno interrato rifiuti tossici e nocivi, fanghi industriali, probabilmente anche materiale radioattivo. La notizia per fortuna non è nuova, se ne discute da tempo.

Greco nel passare la linea alla sua inviata, forse per tenere col fiato sospeso i telespettatori di Mamma Rai, indugia un pochino nei soliti discorsi sull’onnipotenza dei camorristi e poi se ne esce con una frase ai limiti dell’assurdo: per fare questo collegamento da Casal di Principe c’è stato bisogno della scorta. E dietro la giornalista il cameraman inquadra le auto della polizia accanto ad un appezzamento di terreno dove da oltre un mese si scava perché un pentito ha rivelato che ci sono rifiuti interrati. Da anni faccio il giornalista, conosco Casal di Principe come le mie tasche, e mai mi è capitato di sentire che per poter lavorare in queste zone bisogna essere scortati. Non so chi gliel’ha spiegato a Greco che senza scorta non si può fare il giornalista a Casale. Non so chi gli ha fatto intendere che casalese è sinonimo di mafioso così come un tempo lo era di corleonese.

Lo Stato scorta Roberto Saviano dappertutto, anche all’estero, non solo a Casal di Principe, perché ci sono motivi seri per farlo. Vogliono ucciderlo dopo che ha scritto “Gomorra”. Allora basta con certi inutili protagonismi e stereotipi che spiegano solo la nostra incapacità di giornalisti di comprendere le cose che dobbiamo raccontare con senso di verità e onestà. Ecco perché dico basta, raccontiamo il dramma dell’interramento dei rifiuti da parte dei camorristi. Raccontiamo i fatti, i drammi della gente che muore nel silenzio colpevole delle istituzioni. Smettiamola con la prosopopea, i protagonismi anche di chi deve fare solo informazione.

La notizia non è che per fare il giornalista a Casal di Principe occorre avere la scorta della polizia, ma far capire alla gente che vive altrove il dramma della Terra dei Fuochi, della terra dei veleni. Questi veleni hanno irrimediabilmente compromesso le falde acquifere. Con quell’acqua in superficie i contadini irrigano i campi. I metalli pesanti di quella feccia tombata vengono liberati nelle acque, finiscono nei prodotti agricoli, dunque sulle tavole dei consumatori, poi nella catena alimentare, infine nella carne viva di chissà quante centinaia di migliaia di persone tra Napoli, Caserta, il basso Lazio e altrove che quei prodotti consumano.

Fin qui l’ho capito anch’io, dunque la tragedia l’hanno capita tutti. Questa è la Terra dei Fuochi. Qui la gente muore di cancro, tumore.

Qui nascono bambini deformi. Colpa di quello che c’è sotto terra. Infine, ma non per ultimo, ci sono i fuochi eterni della monnezza che brucia in superficie, i fumi e la diossina che gli incendi sprigionano.

Da queste parti la gente chiede di sapere quali sono i terreni inquinati, quali falde acquifere sono avvelenate, come ripulire, bonificare, evitare che si coltivi nelle zone dove i veleni uccidono. Domande semplici banali che interessano la salute dei cittadini. Chissènefotte dei giornalisti che hanno paura di andare a Casal di Principe senza la scorta e altre baggianate di tal fatta! Hanno paura dei casalesi o dei camorristi?


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