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La politica generativa secondo Guglielmo Minervini
07 Giu 2016 08:35

“È il potere che indirizza la politica e poiché oggi sta cambiando la concezione del potere occorre un’evoluzione culturale, radicale e plurale, per restituire alla politica la sua dignità ed utilità sociale”. Guglielmo Minervini non usa scorciatoie retoriche per raggiungere la meta del suo ragionamento. L’ex assessore alla Cittadinanza Attiva della Regione Puglia (quando ne era presidente Nichi Vendola) e oggi capogruppo di “Noi a Sinistra per la Puglia”, nel corso della presentazione nell’Aula Magna “Aldo Moro” dell’Università di Bari del suo volume “La politica generativa. Pratiche di comunità nel laboratorio Puglia”, recentemente pubblicato da Carocci, racconta non solo la formazione e la genesi di “Bollenti Spiriti”, ma anche e soprattutto come le politiche attivate a favore delle più giovani generazioni – oggi riconosciute in Europa come best practice – abbiano contribuito a riscrivere culturalmente il vocabolario della politica stessa.

“Oggi le Istituzioni non hanno più la fiducia dei cittadini – ha proseguito Minervini con i giovani, in particolare, che ne sono particolarmente distanti ritenendo le classi dirigenti autoreferenziali e interessate alla conservazione del potere”. Non significa, tuttavia, che non ci sia interesse per la politica. Non c’è interesse, semmai, per questa politica. Non poche, del resto, in Puglia e in tutta Italia sono le pratiche, virtuose e contagiose, di cittadinanza attiva che rivelano, invece, un grande desiderio di una politica alta e altra, capace di rimettere al centro il diritto di ciascuno ad una esistenza serena e felice. Secondo la logica che il potere non vada concentrato, ma redistribuito; secondo la visione che ad una “politica dell’Io” occorra sostituire una “politica del Noi”, migrando da un modello esclusivo ad uno inclusivo. Rinunciando ad uno schema verticale e oligopolistico per abbracciarne uno circolare e pluralistico, fondato sulla partecipazione e la condivisione.

“Bollenti Spiriti – ha dichiarato l’economista Leonardo Becchetti – corrobora l’idea che innovazione sociale e tecnologica possano progredire insieme accrescendo la qualità della vita e ricreando un senso di comunità oggi logorato dalla paura dell’Altro e dall’idea che il nostro benessere derivi dall’Uomo della Provvidenza. Noi, però, dobbiamo essere cittadini, e non spettatori, avendo, quindi, il dovere di impegnarci in prima persona per le nostre città”. Realizzare il cambiamento, però, per quanto diffusamente auspicato non è un processo immediato.

“Il cambiamento – ha ammesso il professore di Scienze Politiche Pino Cotturri attraverso la condivisione delle pratiche va costruito giorno per giorno e non imposto. E, infatti, nel libro di Minervini, scritto con un linguaggio limpido ed essenziale, sono tangibili le speranze dei giovani pugliesi che credono in un cambiamento possibile”. Eccola, quindi, la politica generativa perorata da Guglielmo Minervini. Una politica progressiva, che non rinnega l’idealità, ma che affonda le radici nel terreno della realtà e della complessità contemporanea; una politica che – come ha sottolineato lo scrittore Alessandro Leogrande – deve ritrovare credibilità per poter meritare nuovamente la fiducia soprattutto dei più giovani che non vorrebbero più emigrare dalla Puglia e dal Mezzogiorno per poter esprimere la loro creatività. Per poter difendere la propria libertà e realizzare i propri sogni di felicità.


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