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La ragazza europea che si è innamorata di Napoli
06 Apr 2014 08:40

Si chiama Laureline Desmet e ama Napoli. Non c’è nulla di strano a parte il fatto che lei è originaria di Bruxelles è che si è innamorata a prima vista della meravigliosa città partenopea. Nel 2008, dopo essere stata invitata da un amico, ne è “rimasta talmente affascinata”, sia per le bellezze del posto sia per la gentilezza e il calore degli abitanti, che non è più riuscita a dimenticarla.

Andiamo a visitare la mia città – le aveva detto l’amico – è la più bella del mondo” . Ma lei “scettica”, ripensando alle parole dello zio, che le aveva descritto il posto come una città “abbastanza pericolosa”, non era pienamente convinta. Nonostante l’indecisione iniziale, armata di coraggio e fiduciosa delle parole dell’amico, decide finalmente di partire per Napoli, destinazione Materdei.

Mi sono bastati 4 giorni a girare per i vicoletti, a vedere posti insoliti e a bere quel caffè così forte… e poi il mare. Mi sono innamorata di quei posti. Sono purtroppo dovuta andar via ma dopo qualche mese sono ritornata con un’amica Monica. Abbiamo conosciuto insieme Capri, abbiamo assaggiato il limoncello e  mangiato le migliori pizze napoletane. Tutto ciò – spiega nell’intervista rilansciata a Napoli Style  – è bastato a far nascere in me il desiderio di trascorrere più tempo in questa magnifica città. Dovevo capire e per farlo dovevo vivere come una napoletana apprezzando tutte le ricchezze che offre questa magnifica terra”.

Ho anche lavorato come tirocinante in un’agenzia autonoma che si occupa di turismo. Mi alzavo la mattina in allegria, un caffè, un cornetto e il pomeriggio andavo al mare, dove ero solita tuffarmi dagli scogli. Ne approfittavo per scambiare quattro chiacchiere con la gente provando a imparare il napoletano. Ho bei ricordi di quel periodo  (prosegue scavando nel passato): le vie del Centro, i  Quartieri spagnoli, lo splendido tramonto a Mergellina, gli spaghetti con le vongole e un bicchiere di falanghina… le sfogliatelle.  Amo tutto di questa città, ma non il vittimismo – conclude – e tutti quelli che pensano che l’erba del vicino sia sempre più buona”.


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