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L’Aquila, Italia. Ecco perchè nulla meraviglia più
13 Gen 2014 11:25

Qual è la prima cosa che viene in mente di fare, di fronte al primo ostacolo che si frapponga tra voi e la Pubblica amministrazione? La risposta a questa domanda spiega i motivi di fondo per i quali L’Aquila è rimasta sostanzialmente indifferente e sonnolenta agli scandali che hanno travolto l’amministrazione comunale.

E per i quali, ne siamo certi, è pronta a tributare la stessa valanga di preferenze ai soliti noti.

Massimo Cialente si è dimesso, non era scontato che lo facesse e neanche lo si poteva pretendere, alla luce del comportamento, ad esempio, dei presidenti di Provincia e Regione coinvolti negli anni da scandali analoghi se non peggiori.

Bene ha fatto, però, Cialente: anche se fuori tempo massimo, è un gesto che restituisce almeno in parte una credibilità a quella sinistra che della questione morale ha sempre fatto bandiera.

Non resta comunque affatto scontato – anzi – che ora possano cambiare i metodi di gestione della cosa pubblica. In piazza Duomo per chiedere le dimissioni del sindaco c’era appena qualche centinaia di persone.

E al di là delle generalizzate esternazioni forcaiole del “fanno tutti schifo”, c’è da scommettere che il prossimo Consiglio comunale sarà composto in gran parte come il precedente. Che gli elettori torneranno in massa a votare, come sempre avviene per le amministrative. Che l’appuntamento elettorale sarà occasione per i soliti scambi di favori e promesse.

Il sistema elettorale, d’altra parte, non concede sconti. Un numero indefinito di liste, una valanga di candidati, una enormità di cambiali da firmare, per i candidati sindaco. E poi le preferenze.

Forse anche alla legge sul sistema di voto è ora che qualcuno inizi a pensare di mettere mano.

Dopo dichiarazioni incredibili e talvolta contraddittorie, anche Cialente – che pure non si era sognato di dire che persone come Riga non avrebbe mai potuto cacciarle a calci proprio per i motivi legati al sistema elettorale – ha lucidamente centrato il punto: “chiedo alla città di interrogarsi se ciascuno di noi anche nel proprio piccolo, anche nella scelta dell’ingegnere per la ricostruzione della propria casa, nella scelta del progettista, chiedo se ciascuno di noi si è comportato bene”.

E cosa ci si può aspettare da elettori che non hanno esitato a fare carte false per ottenere doppi contributi, che davanti ad ogni pastoia burocratica la prima cosa a cui pensano è quella di rivolgersi al potente di turno. Le cronache di questi cinque anni – sui giornali o vox populi – raccontano di decine di casi di malcostume e furberie. Da un popolo così, non ci si puo’ aspettare una classe dirigente vergine.

E la collusione – a volte anche amicale e parentale – tra tutti i poteri, economici, giudiziari, politici, non aiuterà.

E non aiuteranno i burocrati. Quelli che sopravvivono a tutte le stagioni politiche.


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