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Legambiente boccia la Calabria
13 Gen 2014 11:41

Strutture scolastiche costruite in aree ad alto rischio sismico e idrogeologico, edifici che necessitano di manutenzione urgente e altri in cui mancano certificati di agibilità e di prevenzione incendi. È questo quanto emerso dal dossier Ecosistema scuola 2013, pubblicato da Calabria Onlus di Legambiente da cui emergono forti ritardi sulla messa in sicurezza degli edifici scolastici.

Un’emergenza permanente – spiega il rapporto – un fenomeno strutturale che coinvolge l’Italia intera, ma che vede il sud e in particolare la Calabria in una situazione ancora più drammatica”. Il rapporto annuale di Legambiente ha analizzato la qualità delle strutture e dei servizi della scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado di 94 capoluoghi di provincia. Come spesso accade, il sud respira a fatica. Una fotografia dai toni chiaroscuri che mostra quanto sia urgente intervenire in questo settore.

Nella classifica delle città capoluogo, i centri calabresi figurano nella parte bassa della graduatoria: Catanzaro 74º, Crotone 85º, Reggio Calabria 78º (le altre province non hanno risposto alla ricerca).  Nonostante il 23,3% degli edifici sia stato costruito tra il 1991 e il 2012 e l’età media degli edifici sia più bassa rispetto a quella nazionale, in Calabria c’è una maggiore necessità di interventi di manutenzione urgente (40,8% contro il 37,6%), segno da un lato di condizioni di partenza peggiori, ma forse anche della necessità di maggiori controlli e qualità sul nuovo che viene costruito. In una regione con il 75,5% degli edifici in aree a rischio sismico, sono soltanto il 20% quelli in cui è stata effettuata la verifica di vulnerabilità sismica. Nessun edificio è stato costruito secondo criteri antisismici e criteri di bioedilizia. E ancora: nonostante gli investimenti sulla manutenzione siano nella media nazionale, solo il 20,4% degli stabili è in possesso del certificato di collaudo statico e il 5% del certificato di prevenzione incendi.

La questione degli edifici scolastici deve diventare una priorità nell’agenda politica nazionale e regionale – dichiara Salvatore Cozza del settore Scuola e Formazione di Legambiente Calabria – in primo luogo per tutelare la salute degli studenti, ma anche e soprattutto per migliorare la qualità dell’apprendimento scolastico, che risente fortemente delle carenze strutturali degli impianti e dei servizi“. “Inoltre, troppo poca attenzione – continua il prof. Cozza – viene riservata all’opportunità data dallo sviluppo delle rinnovabili e del risparmio energetico ed idrico, nonostante le enormi potenzialità insite nella nostra Regione. Tali interventi potrebbero  ridurre i costi di gestione degli edifici e migliorarne sostanzialmente la qualità, oltre che innescare processi virtuosi con importanti ricadute anche occupazionali sul territorio“. “I giovani sono una risorsa preziosa, che la Calabria deve valorizzare con interventi concreti e con una politica attenta e lungimirante“.

Preoccupante la situazione del capoluogo regionale: a Catanzaro nessun edificio scolastico è in possesso del certificato di agibilità e di certificazione igienico-sanitaria. Crotone e Reggio Calabria pur dichiarando di aver edifici scolastici in possesso di tali certificati non hanno fornito indicazioni sul numero. Completano il quadro la carenza di servizi di trasporto e di piste ciclabili, di progetti educativi, di piani di sicurezza e prevenzione, di sistemi di raccolta differenziata nelle mense scolastiche, mentre sono pochi (solo il 6,5%) gli edifici che utilizzano fonti rinnovabili. Inoltre, sono decisamente insufficienti i monitoraggi ambientali rispetto al rischio amianto ed elettromagnetico, fonti di inquinamento che mettono a repentaglio la salute degli studenti e dei docenti.

È utile sottolineare che l’ambiente scolastico influenza decisamente la qualità dell’apprendimento. Secondo un recente rapporto dell’Ocse (Pisa), in diverse aree della Penisola e in particolar modo nel Mezzogiorno le competenze scolastiche degli studenti risultano scarse, paragonabili a quelle dei coetanei dell’Est Europa.


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