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L’Ilva torna a produrre, ma solo con 80 operai
11 Nov 2013 09:19

Finalmente l’Ilva riparte, riprende il proprio ciclo produttivo anche se al di sotto del limite stabilito dall’Aia di 8 milioni di tonnellate annue. Tre altiforni sono di nuovo attivi e riprendono anche i turni lavorativi interrotti nel luglio scorso sia per crisi di mercato sia per smaltire una notevole quantità (1.700.000 tonnellate) di materiale sequestrato nei mesi precedenti dai giudici.

Sono un’ottantina gli operai che hanno ripreso l’attività, organizzati su 21 turni. Si aggiungono a quelli della manutenzione. “Da oggi  – hanno fatto sapere – lo stabilimento tarantino attesterà la sua produzione su una quota prossima alle 18 mila tonnellate di ghisa al giorno. Riuscirà a soddisfare le condizioni gli ordini, soprattutto coils per il mercato automotive della Germania e di altri paesi europei, prodotti zincati in genere, tubi per Snam gas in Italia”.

Si ferma, però,  il tubificio 1.  il personale sarà destinato su altri impianti e con un minimo di lavoratori. Nel frattempo si attende il piano industriale che detterà le linee guida dello stabilimento per i prossimi anni. Il commissario straordinario Enrico Bondi non lo presenterà prima di dicembre.

Il piano riporterà tra i vari dati la capacità produttiva, le modalità per ridurre l’impatto sul’ambiente e sulla salute in base a quanto previsto dalla normativa vigente e anche la forza lavoro necessaria per gestire l’intera fabbrica.

Intanto c’è il problema relativo alla copertura dei parchi minerali minori interni al perimetro dello stabilimento. Il Comune di Taranto ha deciso di chiedere al ministero dell’Ambiente se i progetti presentati dall’azienda siano da assoggettare o no alla valutazione di impatto ambientale. Per l’Ilva tale passaggio allungherebbe i tempi burocratici al punto da rischiare di compromettere le nuove scadenze. Entro fine di novembre, l’azienda illustrerà il suo progetto di copertura dei parchi minerali primari. Dopo la notizia degli avvisi di garanzia alle persone indagate per disastro ambientale il WWF ha deciso di costituirsi parte civile. Inoltre, alcune associazioni  hanno denunciato il fatto che “l’azienda continui a produrre e a inquinare e che il Senato abbia dato il via libera alla realizzazione di due discariche di rifiuti pericolosi senza sentire il parere dell’Arpa”.


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