';

L’Italia nell’epoca del rancore
06 Lug 2019 10:05

Una fotografia per nulla scontata dell’Italia è contenuta nel libro presentato al Festival della Soft Economy di Symbola a Treia, “Tessiture sociali. La comunità, l’impresa, il mutualismo, la solidarietà” di Aldo Bonomi e Francesco Pugliese.

Nella prefazione gli autori scrivono che «la città cambia più rapidamente del cuore di un uomo» citando Charles Baudelaire e ancora, «Tessiture sociali, dunque, come itinerario dentro la grande varietà delle borderlands che compongono i territori del Paese, con le sue smagliature, gli strappi, i rattoppi, le nuove varietà di tessuti aggiunti creativamente a comporre una nuova città invisibile da riconoscere e nelle quali riconoscersi».

Un libro che racconta un viaggio, il Grande Viaggio Insieme, in quindici tappe che ha coinvolto più di 200 relatori, 150 artisti, distribuito 8000 pasti di cui 33 di solidarietà, 65.000 i chilometri percorsi.

Un viaggio e una ricerca condotti da Aldo Bonomi, fondatore e direttore del consorzio AASTER, che ha incantato il pubblico presente con una capacità affabulatoria fuori dal comune figlia di un ricco vocabolario che genera sempre un linguaggio forbito.
Il viaggio «attraversa un’Italia nell’epoca del rancore», ma restituisce «un’Italia migliore di come la raccontiamo». Migliore e più ricca di umanità, aggiungerei.
Uno spaccato antropologico del Paese per capire meglio le ragioni della profonda trasformazione in atto, «nell’epoca della conoscenza globale in rete a base urbana, per capire capitalismo delle reti e logistica che scompongono e ricompongono forme di lavori bisogna guardare e andare per territori ove serve lo sguardo dei bottegai per capire e orientarsi nel gioco ipermoderno tra prossimità e simultaneità […] una grande avventura di archeologia dei saperi (per dirla con Michel Foucault) che abbiamo trovato sedimentati nel racconto delle comunità locali passate dal latifondo a Sud, dalla mezzadria dell’Italia di Mezzo, al fordismo, al postfordismo, sino alla metamorfosi di oggi del locale rispetto ai flussi».
È in atto una metamorfosi del mondo agricolo e questo cambia i rapporti rispetto alla produzione e al mercato del lavoro. E, quindi, incide direttamente sulla condizione materiale delle persone modificando la composizione sociale delle comunità e il sistema di relazioni.
Siracusa, Modica, Palermo, Lecce, Sassari, Cagliari, Gubbio, Spoleto, Porto San Giorgio, Fano, Cesena, Sanremo, Vigevano, Brescia e Trieste le città attraversate dal 2017 al primo semestre del 2018. Incontri con le comunità e gli attori locali per «dare sostanza al paradigma interpretativo flussi-luoghi».

E tra le trasformazioni che stanno modificando il Paese, che hanno già modificato il Paese, ce ne sono tre che imprimeranno una svolta ancor più radicale ai territori e alle persone che quei territori abitano, le trasformazioni climatiche, demografiche e tecnologiche.
È stato anche un viaggio di parole e tra le parole. Quelle che più si sono ripetute negli incontri, nelle conferenze, negli incontri con le comunità. Ne è nata una vera e propria mappa che le contiene tutte. Identità, comunità, turismo, cultura e sostenibilità quelle più utilizzate, a ruota seguono accoglienza, eccellenza, condivisione, natura, visione, etica, ospitalità, ottimismo.

L’Italia nell’epoca del rancore

Parole che scaturiscono e raccontano le tante storie contenute nel libro. Ne scelgo una per rappresentarle tutte. È la storia della Cooperativa Sociale “Officine Creative” Made in Carcere e della sua presidente Luciana Delle Donne. Il loro lavoro consiste nel dare opportunità di riscatto alle detenute del carcere di Lecce attraverso il proprio lavoro che è diventato con il tempo molto qualificato. Disegnano e realizzano gadget etici con materiale di riciclo, una seconda possibilità per i materiali, una seconda possibilità per chi ha sbagliato.

«L’80 per cento delle donne che ha fatto esperienza di lavoro in carcere, al ritorno al mondo esterno non sono più tornate in carcere, non hanno più commesso reati».
La dimostrazione plastica che quando le comunità si aprono e sono inclusive tutto può diventare possibile, tutto si può tentare.

Scrive Aldo Bonomi nel capitolo, Il tunnel dei numeri. «Una delle immagini più utilizzate pera raccontare l’Italia degli ultimi anni è stata quella del tunnel. I più ottimisti per scorgevi la luce annunciatrice dell’uscita, i pessimisti interpretando il chiarore come i fari di un treno proveniente in senso contrario […] Nessuna vera luce all’orizzonte, arredare il tunnel resta ancora l’opzione più valida».

Se questo dicono i numeri e i numeri, è notorio, sbagliano raramente, dobbiamo continuare a coltivare e far crescere la cultura del fare e dare spazio e voce a chi si impegna sui territori per rendere il mondo più vivibile e sopportabile. Dare voce e spazio alle storie come quella di Luciana Delle Donne, ce ne sono tante e tante ce ne potranno essere ancora.
Alla presentazione del libro, oltre ad Aldo Bonomi, hanno partecipato Vittorio Cogliati Dezza, Forum DD e Segreteria nazionale Legambiente, e Fabio Renzi, segretario generale Fondazione Symbola.


Dalla stessa categoria

Lascia un commento