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Lo splendore di Rostagno in aula a Trapani
12 Apr 2014 09:30

“Questo processo ha restituito lo splendore della figura umana e intellettuale di Rostagno. In questi anni ogni aspetto pubblico e privato della sua vita è stato scandagliato e ne è venuta fuori una personalità controcorrente, poliedrica, capace di scelte radicali in nome di forti tensioni morali”.

Lo ha detto nel corso della requisitoria del processo per l’omicidio del sociologo Mauro Rostagno, in corso a Trapani, il pm Gaetano Paci. Il pm ha ricordato l’impegno nelle lotte studentesche e in Lotta Continua del sociologo, l’attività di difesa dei senza tetto a Palermo, il suo trasferimento in India e la decisione di di fondare a Lenzi una comunità terapeutica fino all’impegno giornalistico che, secondo la ricostruzione della Procura che del delitto accusa il boss Vincenzo Virga e Vito Mazzara, gli costò la vita.

Rostagno sarebbe stato eliminato, per i magistrati, per le sue denunce sull’emittente Rtc. Paci sta ricostruendo ora la scena del delitto. Poi affronterà l’analisi del movente La ricostruzione delle fasi che seguirono l’omicidio del sociologo Mauro Rostagno e le prime indagini svolte sono oggetto della prima parte della requisitoria del pm Gaetano Paci, pubblica accusa al processo al boss Vincenzo Virga e a Vito Mazzara, accusati di essere mandante ed esecutore del delitto, avvenuto in contrada Lenzi, alle porte di Trapani il 26 settembre del 1988.

Il magistrato ha ricordato le drammatiche deposizioni di Monica Serra, la donna che era in auto con la vittima al momento dell’attentato, e delle tre testimoni oculari che assistettero all’agguato e videro la Fiat Uno su cui viaggiavano i tre killer che uccisero il sociologo. Ripercorsa anche la testimonianza della compagna di Rostagno, Chicca Roveri, che raccontò ai giudici, interrogata al processo, di avere sentito degli spari, di aver pensato a dei cacciatori e di essere scesa in strada, davanti alla sede della comunità Saman, solo dopo avere udito delle grida.

La Roveri vide allora l’auto con dentro il corpo del compagno. Si sedette sulle sue ginocchia. Gli sfilò la fede e gli disse: “Ora sei solo”. Solo dopo mesi, e in una circostanza molto singolare, la donna fu sentita dall’allora procuratore di Trapani Cocci.

Il magistrato le disse di non parlare del loro incontro e le rivelò che gli inquirenti temevano già tempo prima per la vita di Rostagno. Ai giudici, poi, la Roveri disse quali erano i filoni sui quali Rostagno stava concentrando il suo lavoro giornalistico: traffici di droga, connubio tra mafia massoneria e pubblica amministrazione e il processo al capomafia Mariano Agate.


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