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Lo strapotere del duca Aldo che regna dalla Calabria al Molise
12 Mag 2013 07:52

Mi trovo costretto dal mio amico Giuseppe Caporale ad iniziare una collaborazione con questo bel portale, anche se non vorrei, anche se questo mi sembra proprio il momento di tacere, di non commentare, di lasciare le cose umane e terrene agli umani e ai terreni, per preoccuparmi, come ormai faccio da anni, di passato, prossimo e remotissimo, di azioni lontane nel tempo e nello spazio, perché sento di venire dai ruderi, dalle pale d’altare, dalle chiese e dai castelli dimenticati sull’Appennino.

Giuseppe però insiste, e siccome siamo amici e condividiamo il disprezzo del pericolo derivante dalla nostra condizione, eccomi a commentare questo straccio di nulla monarchico in cui tutti si sbattono per un pezzo di pane, o sperano che il re in persona possa sceglierli per aiutarli in diretta su una delle sue televisioni, magari la più infame, la più prona ai suoi voleri. Il re è quello che comanda tutto e che però fa sempre la parte della vittima, ora lo vogliono morto, ora esiliato, ora in carcere, lo vogliono scorticare con processi sommari, gli vogliono sottrarre le sacrosante proprietà. È così egli chiama a raccolta la corte, i signori, i padroni, tutti come un solo uomo, a difendere lui, il suo censo nobiliare e il censo nubilato, li chiama a testimoniare, ed è sempre munifico di regali per tutti.

E poi non chiama solo i signori, ma anche i poveracci, gli straccioni, come usava Fellini a Cinecittà, cento euro, un cartello in mano e in due ore di finta protesta prontamente ripresa dalle sue telecamere questi povericristi che non conoscono nemmeno bene il luogo dove sono nati svoltano la giornata. Tutti sanno, tutti sappiamo, e ripetercelo ancora una volta ci reca fastidio, poiché tanto non si può fare nulla contro un re. Contro un re dobbiamo opporre un altro re, visto che del papa non sappiamo più cosa farcene.

Dalle mie parti invece non succede niente. Di queste cronache di potere si sa pochissimo, si scava la terra e si prepara l’orto per dar da mangiare le cose più pure che esistono ai nostri bambini. Ogni tanto arrivano echi del feudalesimo locale. Mentre quel chierichetto del presidente del consiglio taglia gli stipendi ai suoi ministri, noi aggiungiamo un assessore, il quinto, perché un posto a quel signore di Venafro che ci ha fornito più di 4000 voti, bisognerà pur darlo.

Il duca Aldo, che regna incontrastato dalla Calabria alle Mainarde, che fa finta di stare a Bruxelles, tanto che a quel consesso europeo non l’hanno mai visto perché vive qui, lunedì prossimo presenta un suo libro, scritto proprio da lui, esso duca dei Patricielli, magari con uno scriba recuperato a cottimo dai nostri giornaletti, che tanto si prodigano per inginocchiarsi a questo o a quel conte, che si intitola ‘Piedi d’acciaio’.

I piedi evidentemente sono i suoi, che è stato assolto con formula piena nell’inchiesta chiamata ‘Piedi d’argilla’. Come! Uno specchiato amministratore come lui, accusato addirittura di avere contatti con le ‘ndrine calabresi! Ma che coraggio! Non sanno questi giudici infami comunisti che egli è il più onesto, il più meraviglioso, il più luminoso aiutante del Conte Paolo di Molise? Diobò, persino l’autostrada, dal fratturato tanto avversata in campagna elettorale, tornerà a far bella mostra di sé tagliando in due la terra nera del Contado, e i suoi piloni saranno forti, stabili costruiti con la migliore malta, la migliore sabbia, i migliori rifiuti tossici delle regioni del sud, quelli che arrivano da nord, che hanno il marchio doc dell’Organizzazione, e ci sarà sviluppo, democrazia, soldi e turismo nella regione che ha fatto di un imputato comune il re d’Italia, e di quattro notabili democristiani i signori e i padroni di ogni cosa che qui si vede.

Mi dicono che parlo come uno dei movimentisti grillini, ma ne tengo parecchie anche per loro, magari una prossima volta, se ci sarà una prossima volta.


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