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L’odissea di Pietro, malato grave e con l’incubo sfratto
15 Lug 2014 06:25

All’inizio della prossima settimana dovrà subire un delicato intervento chirurgico per rimuovere la tiroide che gli ha causato una terribile deformazione, ma fuori dall’ospedale potrebbe non avere più un tetto sotto cui dormire.

È la triste storia di Pietro, elettricista bitontino che, dopo essere riuscito a programmare l’operazione che potrebbe restituirgli la normalità, rischia di rimanere per strada assieme alla moglie e alle due figlie per uno sfratto esecutivo in scadenza il 21 luglio.

Impossibile per lui pagare l’affitto: la deformazione causata al collo dal morbo di Basendow gli impedisce di essere assunto dalle imprese che non vogliono assumersi questa responsabilità. Come se non bastasse i medici gli hanno diagnosticato anche un’ernia jatale e la sindrome di Brugarda, una malattia che interferisce con la corretta funzione cardiaca.

Pietro però non vuole l’elemosina: chiede un lavoro e una casa che gli consentano di riprendersi dopo l’intervento e rimettersi in carreggiata dal punto di vista economico. Ma al Comune, racconta, avrebbe trovato solo porte chiuse.

Diversa la versione fornita da Palazzo Gentile. “Quando è venuto da noi – racconta l’assessore ai Servizi Sociali Franco Scauro si è sempre posto in maniera prepotente e aggressiva, pretendendo casa e lavoro. Diritti sacrosanti, per carità, ma che nessun Comune può garantire. Gli è stato spiegato diverse volte che i Servizi Sociali hanno a disposizione solo un fondo che copre le spese sanitarie non coperte dalla Asl e il contributo affitti. Che lui ha già ricevuto”.

Stando a quanto riferito da Scauro infatti “alla famiglia di Pietro è stato assegnato a marzo un contributo da 850 euro per l’affitto e precedentemente un assegno da 330 euro in voucher farmacologici. Così come accaduto lo scorso anno. E a fine luglio riceverà un altro contributo per l’affitto da 670 euro. Quindi è tutt’altro che invisibile, ma materialmente non abbiamo altri strumenti per aiutarlo”.


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