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Napoli non dimentica Attilio, vittima innocente dei clan
28 Gen 2015 07:56

Attilio Romanò, 29 anni, viene ucciso il 24 gennaio 2005 in un negozio di telefonia a Capodimonte, dove faceva il commesso.

Il vero obiettivo dell’agguato era il co-gestore del negozio, Salvatore Luise, nipote del boss Salvatore Pariante, legato agli scissionisti.

La vittima abitava a Miano, quartiere limitrofo a quelli di Secondigliano e Scampia, dove era in corso una sanguinosa faida tra clan che da alcuni mesi mieteva vittime innocenti.

In un primo momento, per mancanza di precedenti penali sia di Romanò che di Luise, viene presa in considerazione anche la pista della rapina, ma le spietate modalità dell’esecuzione inducono successivamente gli investigatori ad escluderlo.

L’omicidio avviene in una manciata di secondi: i sicari entrano nel negozio per uccidere e puntano le armi contro la prima persona che è sulla loro strada. Romanò avrebbe tentato di mettersi al riparo ma i killer fanno fuoco più volte, uccidendolo all’istante.

Solo dopo sette anni viene riaperto il caso, inizialmente archiviato, per alcune informazione dei collaboratori di giustizia.

Le indagini sulla morte di Attilio Romanò portano nel giugno del 2010, a tre arresti: Cosimo e Marco Di Lauro quali mandanti dell’agguato e Mario Buono come esecutore materiale. Le rivelazioni di alcuni pentiti permettono di collocare l’omicidio di Attilio nell’ambito delle vendette trasversali durante gli scontri tra il clan Di Lauro e gli scissionisti.

La Regione Campania ed il Comune di Napoli nel febbraio del 2011, accanto alla famiglia, si costituiscono parte civile al processo contro i tre killer.

Domani, sabato 24 gennaio, ricorderemo Attilio insieme alla sua famiglia, agli amici. Gli sarà intitolato l’IPSIA di Miano e sarà presentato il premio letterario a lui dedicato.


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