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Non ci guardiamo più negli occhi. Colpa dello smartphone
30 Mag 2013 10:30

Guardarsi negli occhi: un’arte in via di estinzione. Complice la distrazione di qualcuno che passa vicino, nervosismo, timidezza, ma soprattutto l’irresistibile attrazione degli smartphone, il tempo passato da una persona adulta in ‘eye contact’ con l’interlocutore è sceso al 30-60 per cento, mentre l’ideale per creare un senso di connessione emotiva dovrebbe essere dal 60 al 70 per cento. Il calcolo è stato fatto da Quantified Impressions, una società che analizza la conversazione, studiando le abitudini di tremila candidati che parlavano ‘faccia a faccia’ o in situazioni di gruppo. Una barriera per un ‘eye contact’ duraturo sono indubbiamente gadget come iPhone o Blackberry che consentono il multitasking.

Nella fascia tra i venti e trent’anni, ha spiegato al Wall Street Journal il presidente di Quantified, Noha Zandan, “è diventato culturalmente accettabile parlare al telefono a cena o controllare i risultati di una partita”. L’ideale, secondo Ben Decker di Decker Communications di San Francisco, sarebbe di guardare l’interlocutore negli occhi per sette-dieci secondi alla volta nel corso di una conversazione faccia a faccia e tre-cinque secondi in una discussione di gruppo.

Distogliere lo sguardo prima – ha spiegato Decker – segnala nervosismo, scarsa conoscenza del soggetto, inaffidabilità. Altrettanto vale per il contrario: troppo ‘eye contact’ può creare problemi, far sembrare l’individuo aggressivo, emotivamente vuoto o scarsamente autentico. In un contesto sociale, manda il segnale di un interesse romantico o é semplicemente inquietante. Alcuni studi hanno identificato una delle cause della sempre minore intensità del guardarsi negli occhi nel fatto che per una persona concentrarsi su un solo soggetto potrebbe fargli sfuggire la possibilità di cogliere un’altra opportunità, magari migliore della precedente.

La tendenza al telelavoro inoltre ha abituato molte persone a parlare senza bisogno di guardare in faccia l’interlocutore, ha osservato Dana Brownlee, fondatore di Professionalism Matters, una società di addestramento per manager di Atlanta. Il fatto è però che l”eye contact’ resta enormemente importante per influenzare il flusso di un discorso. Guardare un collega mentre parla trasuda fiducia e rispetto. Puntare gli occhi su un avversario durante una discussione lascia capire che non si ha intenzione di cedere terreno. È anche un indice di importanza sociale: secondo una ricerca del 2009 manager ai vertici di una azienda o di una istituzione tendono a guardare la gente con cui lavorano più dei loro dipendenti.

Foto: giornalettismo.com


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