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Oklahoma, l’Università diventa rifugio dopo il tornado
23 Mag 2013 11:52

Adrian è nato appena una settimana fa. Lunedì era nella sua culla a Moore, la cittadina in Oklahoma su cui si è abbattuto un tornado che secondo i meteorologi aveva un’energia superiore a quella di un ordigno nucleare e che ha causato la morte di almeno 24 persone e ne ha lasciate circa 10 mila senza tetto.

Adrian è uno di loro, e probabilmente anche il più giovane. Vedendo arrivare l’enorme tromba d’aria, i suoi genitori, Larry e Nancy, si sono rifugiati con lui nel bagno, nella vasca, che avevano riempito di cuscini. E ha funzionato.

“Tremava tutto. Il vento urlava così forte che sembrava di impazzire”, dice Nancy, che ha 26 anni, e ha partorito con il taglio cesareo. Con il piccolo e il marito è ora ospite della University of Oklahoma, a Norman, a pochi chilometri da Moore. Nel campus e negli appartamenti dell’ateneo hanno trovato rifugio finora 310 persone. “Si tratta di gente che ha perso tutto o la cui casa è stata devastata ed è ora inabitabile”, dice la vice preside dell’università, Susan Sasso.

“Ma non abbiamo accolto solo loro – aggiunge – Qui ospitiamo anche oltre 300 soccorritori, accorsi da varie zone dello stato, e anche da molto lontano”. Nelle ore successive al disastro, si è immediatamente innescata una corsa alla solidarietà, da tutto il Paese. All’università continuano ad arrivare donazioni di ogni genere, e anche a numerosi centri di assistenza che sono stati allestiti in alcune chiese sempre a Norman e alle porte di Oklahoma City. Arriva denaro, cibo, vestiario, giocattoli e anche volontari. Kevin Durant, star della squadra di pallacanestro Nba Oklahoma City Thunder, ha già donato un milione di dollari alla Croce Rossa cittadina, due aziende del settore energia, la Devon e la Continental, ne hanno donati 2,5 milioni. Si tratta solo di due voci di una lunga lista pubblicata dalla stampa locale, che viene aggiornata di ora in ora.

Un ruolo importante per la diffusione e l’efficacia degli aiuti lo svolgono i social media. Una notizia di un sito web locale su come fare per contribuire è stata rilanciata in poche ore 6.500 volte su Facebook e 2.500 su Twitter.

“È straordianario. Poche ore dopo il tornado, via Twitter abbiamo chiesto solidarietà, e in poco tempo ha iniziato ad arrivare di tutto. Basta chiedere via Twitter e subito arriva qualsiasi cosa di cui possiamo aver bisogno”, racconta Billy Adams, della Journey Church di Norman. E poi ci sono molti volontari.

Qui vengono ad aiutare a cucinare, ma anche ad intrattenere i bimbi, a distrarli. È importante che i bambini ritrovino un po’ di serenità. Noi li ospitiamo anche con i loro cuccioli e abbiamo anche fatto arrivare unità specializzate che con cani e gatti aiutano a smaltire lo stress”, dice la professoressa Sasso. E il loro lavoro sembra efficace. Nancy, stringendo il suo piccolo Adrian, ha un sorriso solare. Non si direbbe che la sua non c’é più. Ma probabilmente, almeno per lei, il merito è soprattutto di Adrian, “che è tranquillissimo: dorme sempre”.


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