Peppino Impastato e quei “cento passi” contro la mafia

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Quarantuno anni. Tanti sono passati da quella maledetta notte. “La notte buia dello Stato Italiano, quella del nove maggio settantotto. La notte di via Caetani, del corpo di Aldo Moro, l’alba dei funerali di uno stato”. Lo cantavano i Modena City Ramblers nella colonna sonora de “I cento passi”, film che ha avuto il merito di riportare alla cronaca un’altra storia di quella notte. La storia di  Peppino Impastato, nato a Cinisi (Pa) il 5 gennaio 1948, da una famiglia mafiosa.

La storia di Peppino Impastato

Ancora ragazzo ruppe con il padre, che lo cacciò di casa, e avviò un’attività politico -culturale anti – mafiosa.  Nel 1965 fondò il giornalino L’idea socialista e aderì al PSIUP. Condusse le lotte dei contadini espropriati per la costruzione della terza pista dell’aeroporto di Palermo, in territorio di Cinisi, degli edili e dei disoccupati.

Nel 1977 fondò Radio Aut, radio libera autofinanziata, con cui denunciò i delitti e gli affari dei mafiosi di Cinisi e Terrasini, in primo luogo del capomafia Gaetano Badalamenti, che avevano un ruolo di primo piano nei traffici internazionali di droga, attraverso il controllo dell’aeroporto. Il programma più seguito era Onda pazza, trasmissione satirica con cui sbeffeggiava mafiosi e politici.  Nel 1978 si candidò nella lista di Democrazia Proletaria alle elezioni comunali.

L’omicidio di Peppino

Venne assassinato nella notte tra l’8 e il 9 maggio del 1978, nel corso della campagna elettorale, con una carica di tritolo posta sotto il corpo adagiato sui binari della ferrovia. Pochi giorni dopo, gli elettori di Cinisi votarono il suo nome, riuscendo a eleggerlo, simbolicamente, al Consiglio comunale. Stampa, forze dell’ordine e magistratura parlarono di atto terroristico in cui l’attentatore sarebbe rimasto vittima e di suicidio dopo la scoperta di una lettera scritta in realtà molti mesi prima.

Il ricordo e l’intreccio con Aldo Moro

L’uccisione, avvenuta in piena notte, riuscì a passare la mattina seguente quasi inosservata poiché proprio in quelle ore veniva “restituito” il corpo senza vita del presidente della DC Aldo Moro in via Caetani a Roma. Quasi inosservata ma mai dimenticata. Perché “Peppino è vivo e lotta insieme a noi”. E il suo pensiero cammina ancora, “gridando forte senza aver paura, contando cento passi lungo la tua strada. Allora… 1, 2, 3, 4, 5, 10, 100 passi! 1, 2, 3, 4, 5, 10, 100 passi!”

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Redazione