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Subito un piano per mettere in sicurezza il Gargano
10 Set 2014 07:02

Nelle stesse ore in cui il Gargano è in ginocchio e si parla ormai di “catastrofe“, i portavoce regionali dei Verdi della PugliaAnna Laura Maffei Mimmo Lomelo, annunciano due urgenti obiettivi da perseguire: da un lato chiederanno l’immediato riconoscimento dello stato di calamità naturale, per il quale sono già state riconosciute ampiamente le condizioni, e dunque lo stanziamento di quei fondi di cui dispone la Regione Puglia  per sostenere i Comuni negli interventi idrogeologici; dall’altro tale richiesta sarà accompagnata da quella di un valido Piano delle coste. “Unico strumento – affermano – per individuare le aree demaniali utilizzabili a fini turistici, e quindi balneari, e quelle caratterizzate da situazioni di pericolo, che possa consentire una verifica puntuale delle zone interessate da fenomeni di erosione costiera con lo scopo specifico di addivenire in tempi rapidi all’individuazione delle misure da adottare per la riduzione e  o la eliminazione dei fenomeni di pericolosità o di rischio“.

Nell’esprimere la loro vicinanza a questa terra da sempre amata e ammirata dagli ambientalisti, Maffei e Lomelo affermano: “si tratta di una tragedia non semplicisticamente riconducibile al maltempo, ma alla troppo disattenta politica di mitigazione del rischio idrogeologico in un territorio martoriato, ormai, ogni anno da tali disastri. L’area interessata, inoltre, ricade all’interno del Parco Nazionale del Gargano e, quindi, ancor più importante e prioritario per lo Stato è un monitoraggio al quale far seguire interventi mirati”.

In Puglia nel 78% dei Comuni sono presenti aree con diversa pericolosità idraulica e/o geomorfologica e i dati di Ecosistema Rischio 2013 confermano quanto sia labile la possibilità di garantire sicurezza alla popolazione da frane e alluvioni. Solo il 38% dei Comuni pugliesi intervistati da Legambiente svolge un positivo lavoro di mitigazione del rischio idrogeologico. A questo si aggiungono case costruite alle pendici di montagne o in prossimità proibitiva rispetto alla spiaggia, in aree a rischio in cui non sono mai state avviate azioni di delocalizzazione per tutelare il territorio e oltraggiare consapevolmente simili tragedie, come quella a cui stiamo assistendo.


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