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Super-tassa sui vini in Cina. L’Italia rischia grosso
06 Giu 2013 13:30

Lo avevano previsto in molti, e così è successo in meno di 24 ore: Pechino ha fatto scattare la rappresaglia dopo la prova di forza di Bruxelles, che ha deciso di imporre i dazi sui pannelli solari cinesi. E lo ha fatto colpendo al cuore uno dei settori di eccellenza delle esportazioni europee, il vino, minacciando a sua volta dazi ai produttori. Quelli che sarebbero più toccati sono proprio i tre paesi Ue che hanno appoggiato la Commissione sui dazi al fotovoltaico: Francia, ItaliaSpagna.

Subito Parigi ha alzato la voce, e il presidente Francois Hollande ha chiesto una riunione dei 27 per discutere delle relazioni commerciali con la Cina, ricevendo l’appoggio dell’Italia, mentre la Germania, contraria ai dazi sul solare, si è di nuovo smarcata.

La rappresaglia, però, anche se nessuno a Bruxelles vuole chiamarla apertamente così, era nell’aria da tempo, sin da quando nell’estate scorsa aveva cominciato a farsi strada l’apertura dell’indagine antidumping sul solare. “Il governo cinese ha lanciato una procedura antidumping e antisovvenzioni nei confronti dei vini dell’Ue“, ha annunciato il ministero cinese del commercio quando in Europa era ancora l’alba.

Ma la Commissione respinge al mittente le accuse: “Riteniamo che non ci siano né sovvenzioni né dumping per i nostri vini”, ha affermato il portavoce del responsabile all’agricoltura Dacian Ciolos, avvertendo che l’indagine sarà “seguita da molto vicino” e che dovrà avvenire “nell’ambito delle regole del Wto sia sotto l’aspetto del merito che della procedura”.

Le esportazioni Ue di vino in Cina nel 2012 sono state di 763 milioni di euro, pari all’8,6% del valore complessivo, di cui 77 per l’Italia, 89 per la Spagna e ben 546 per la Francia. Una cifra significativa ma certo ben diversa rispetto ai 21 miliardi di euro di esportazioni dei pannelli solari cinesi in Europa. Ed é anche ben diverso l’ammontare dei sussidi Ue al settore vitivinicolo: circa 1,1 miliardi di euro all’anno, di cui la metà per migliorare la qualità (ma a scapito dei volumi di produzione), un 40% per le aziende e solo 100 milioni di euro per la promozione – in linea con quanto consentito dal Wto – nei paesi terzi.

E Bruxelles è convinta che, come già successo alcuni mesi fa per dazi cinesi ingiustificati imposti sugli scanner a raggi X europei in rappresaglia di quelli Ue sugli scanner cargo cinesi, il Wto, se mai la Cina dovesse veramente arrivare a super-tassare i vini Ue, interverrebbe di nuovo. Ma il settore è preoccupato, e chiede, dalla Assoenologi a Cia e Copagri, che l’Ue agisca per evitare un pericoloso freno a un mercato in crescita: l’Italia ha infatti aumentato il suo export verso la Cinadel 300% negli ultimi 5 anni.


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