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Urbanistica, a Lecce l’incontro “Se bruciasse la città”
02 Mag 2017 07:00

Si è svolto lo scorso 20 aprile 2017 a Lecce con successo l’incontro “Se bruciasse la città” al Teatro Koreja.

Non c’era Massimo Ranieri il cantante della nota canzone, che porta il titolo all’evento, ma c’erano esperti di città nomi importanti del mondo dell’innovazione e delle politiche urbane: Alessandro Delli Noci ex assessore della città di Lecce; Maurizio Carta Ordinario di Urbanistica Università degli Studi di Palermo Presidente della Scuola Politecnica e Delegato del Rettore allo sviluppo territoriale, autore del libro Recyclal Urbanism e ideatore delle “città creative”; Maria Pia Rossignaud Direttrice Mediaduemila e Osservatorio Tuttimedia.

A moderare l’incontro Milly Tucci, innovatrice, saggista co-founder Ingreen per il monitoraggio inquinamento nelle città.

A introdurre i lavori Arch. Alfredo Foresta Presidente di Visioni da Sud.

Nel pubblico numerosi Cittadini del quartiere, rappresentanti di associazioni importanti che hanno partecipato al dibattito con spunti e riflessioni sul disagio urbano e sull’esigenza di ripensare il Paesaggio Urbano di Lecce, che non ha più alcune fabbriche e deve ricostruire se stessa intorno a nuovi Valori.

Alessandro Delli Noci ha presentato i 4 pilastri della visione di città:

  • Sviluppo
  • Salute
  • Piano di rifioritura urbana
  • Riorganizzazione dell’amministrazione e Trasparenza

Carta si è complimentato per la lucidità e chiarezza del piano.

A quel punto si è aperto un dibattito vivace: Come concepire la città? Come decidere di uno spazio, di un bene pubblico? Top down, senza coinvolgimento dei cittadini o Bottom Up dal basso?

In realtà Carta ci propone una via di mezzo, un modello flessibile e moderno che punti ai bisogni delle persone e del contesto e ci offre la proposta di metamorfosi della città sotto forma di un vero e proprio Protocollo urbano Cityforming “un protocollo progettuale in grado di riattivare per stadi successivi il metabolismo di un’area partendo dalle sue componenti rigenerative latenti, attivando molteplici cicli ad intensità crescente per creare un nuovo ecosistema urbano sostenibile nel tempo”.

E Spiega “Le città diventano brutte se smettono di essere pascolo e nutrice”.

Nel Libro Recyclal Urbanism Carta parla di quel momento di frizione, di massima tensione sociale da cui si genera la possibilità del recupero urbano, della riscoperta della identità di una comunità che rende di nuovo attrattivo un luogo: questi momenti di rottura sono stati la fortuna New York, Boston, Stoccolma. Un caso esemplare di Cityforming è la High Line di New York: nella fase di colonizzazione sono stati gli abitanti del quartiere che hanno riattivato la vecchia linea ferroviaria, ormai insita nel loro panorama identitario, attraverso un progetto di riciclo che l’ha trasformata in spazio pubblico di connessione.

La metamorfosi di una città quindi non può che avvenire pensando alla città e ai valori fondativi da cui partire, ma senza dimenticare che le città sono il riflesso dei valori e anche ahimè dei disvalori. Per cui non ci domandiamo il perché dell’infelicità.

Carta rispondendo alla moderatrice identifica nei 4 zeri i disvalori contemporanei:

  • Aver lasciato ai comuni zero risorse per riqualificare;
  • Con un effetto zero sul moltiplicatore investimenti;
  • Zero facilitazioni;
  • Zero rendimento sociale.

L’impegno nell’immaginare un diverso futuro possibile reclama la questione della cura e rigenerazione delle aree interne, non limitandosi ad un loro recupero fisico, al risanamento ambientale o all’indispensabile miglioramento dell’accessibilità viaria, ma chiede anche di agire sulla più complessiva capacità rigenerativa dei tessuti sociali, economici e produttivi. Per dirla alla Carta “economia urbana guidata da agenda sociale”.

Cambiare si può e ce lo ricorda MariaPia Rossignaud: i cittadini possono essere sensori e attuatori come nel modello Singapore dove vige la Datacrazia e non c’è violenza, né microcriminalità perché c’è controllo. Inoltre i cittadini segnalano i pericoli, le irregolarità usando le tecnologie, che come dice De Kerckhove sono le protesi e possono prevenire i suicidi e gli omicidi.

Ripartire dall’uomo e dalla terra, come sollecitava Alfredo Foresta. Serve una nuova visione di piccole città e borghi che smettano di consumare suolo tornando con rispetto a dialogare con la natura, che riciclano tutto quello che producono e che combattono il degrado edilizio attraverso un recupero delle antiche sapienze costruttive o attraverso azioni di autocostruzione da parte degli abitanti, ripartendo dal messaggio Laudato sii.


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