';

Elogio del pubblico di Palermo
31 Ott 2014 07:13

Quando finiscono gli spettacoli al Biondo di Palermo, il pubblico tende a rimanere in sala. Chiacchierano, commentano.

Le maschere a un certo punto sono costrette a indurre gentilmente gli spettatori ad accomodarsi fuori. E fuori i capannelli continuano.

Ecco: io guardo quei capannelli e sono felice.

La qualità degli spettacoli, il progetto artistico contano. Ma non sono tutto e non rappresentano forse nemmeno la parte più importante della mia idea di teatro.

Il più bello degli spettacoli, senza pubblico, non esiste.

Il teatro per me consiste nel rispecchiamento fra quel che succede sulla scena e quel che succede in sala.

Il mio sogno è forse più sociale e antropologico che artistico: trasformare il teatro in una agorà. In uno spazio dove la cittadinanza possa raccogliersi e riconoscersi come tale.

E’ quello che succedeva nell’antica Grecia, dove la Polis trovava la sua massima espressione proprio nella cerimonia del teatro.

Di poche cose vado orgoglioso, personalmente.

Una, di sicuro, è aver creato attorno allo Stabile di Palermo una vera comunità di spettatori.


Dalla stessa categoria

Lascia un commento