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Così hanno ucciso Paolino, davanti al suo liceo
15 Apr 2015 07:52

Siamo stari nella tendostruttura del liceo Salvatore di Giacomo di San Sebastiano a Vesuvio e abbiamo ricordiamo Paolino Avella.

Il suo ricordo non vuole essere solo celebrazione della memoria, ma stimolo continuo nei campi del vivere civile che ci sono più vicini: la legalità, la solidarietà e l’amicizia. Erano i valori che hanno improntato la breve vita di Paolino; sono i valori in cui noi tutti vogliamo continuare a credere e per i quali continueremo ad impegnarci. Nel nome dei tanti che, come Paolino, ci sono stati portati via troppo presto.

Il 5 aprile del 2003, a San Sebastiano al Vesuvio (NA), il giovane Paolino Avella perde la vita a pochi metri dal Liceo da cui proveniva, nel tentativo di sfuggire al furto del proprio motorino ad opera di due criminali. Paolino, nel tentativo di sottrarsi alla rapina, accelera improvvisamente cercando di allontanarsi, forse anche per raggiungere la vicina stazione dei Carabinieri: inizia così un vero e proprio inseguimento.

I due malviventi, utilizzando una moto più potente, prima hanno raggiunto e poi affiancato la moto di Paolino speronandolo. Paolino perde il controllo del motorino e batte contro un albero posto sul marciapiede morendo. Illeso invece l’amico, Andrea Commodo, che viaggiava sul sedile posteriore. Paolino Avella avrebbe compiuto 18 anni pochi giorni dopo.

Stava aspettando con ansia il 12 aprile, perché in casa avevano organizzato una doppia festa: la sua maggiore età e le nozze d’oro della nonna. Complessa la storia giudiziaria che alla fine ha inchiodato alle proprie responsabilità i responsabili della morte del giovane Paolino. La corte di Assise stabilisce in primo grado l’assoluzione di Luigi Minichini, uno dei due malviventi autori dell’aggressione.

Il giudice decide per l’assoluzione per l’impossibilità di utilizzare nel processo le dichiarazioni di ammissione di colpevolezza rese dal coimputato al Tribunale per i minorenni – dichiarazioni non confermate in aula nel corso del processo al complice maggiorenne. Il complice che all’epoca non aveva ancora compiuto diciotto anni era già stato condannato in via definitiva dal Tribunale per i minorenni. Questa sentenza d’assoluzione, per i genitori di Paolino e per la comunità tutta legata al sorriso e alla storia di Paolino così brutalmente spezzata, fu un boccone amaro da buttare giù.

La prima sezione della Corte d’Assise d’Appello di Napoli, invece, ribalta il giudizio d’assoluzione di primo grado, condannando a 12 anni Luigi Minichini. Con questa sentenza si stabilisce che la morte del ragazzo non fu un incidente stradale, ma la conseguenza di una tragica aggressione.

Il 13 novembre 2012 la 3° Sezione della Corte di Assise di Appello del Tribunale di Napoli (secondo livello), dichiara Luigi Minichini colpevole per l’omicidio di Paolino Avella, condannando l’uomo a 9 anni di reclusione, alla rifusione delle spese legali ed al risarcimento dei danni provocati alle parti civili, oltre all’interdizione dai pubblici uffici. Dopo il passaggio in giudicato della condanna nel giugno 2014 Minichini si rende irreperibile dandosi alla latitanza. I carabinieri lo arresteranno nell’agosto 2014, presso la sua abitazione a Barra.


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