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Quando la Sacra Sindone fu in pericolo e venne messa in salvo
30 Apr 2016 08:25

Il 15 maggio si terrà a Montevergine, in provincia di Avellino, una manifestazione dell’Istituto Nazionale per la Guardia d’onore al Pantheon, dove si parlerà della permanenza della Sacra Sindone nell’omonimo santuario, durante la II guerra mondiale.

L’Istituto è il più antico ente combattentistico d’Italia, con data di nascita 1878.

La Sacra Sindone, durante il conflitto bellico, fu oggetto di preoccupazione dei reali Savoia.

Si cercava un luogo per tenerla lontano da qualunque pericolo.

La reliquia era custodita a Torino nella cappella del palazzo reale. E dapprima venne portata al Quirinale, a Roma. Residenza dei Savoia.

Ma questi, non ritenendola ancora al sicuro, interpellarono Montini, il futuro Paolo VI, e cercarono di farla custodire in Vaticano. Ma quando l’Italia entrò ufficialmente in guerra, nemmeno quel luogo fu ritenuto sicuro e scartarono la scelta.

Così si decise di portarla al Sud, nel santuario di Montevergine, che aveva anche legami culturali con essa.

Nel più ristretto segreto la Sindone venne trasportata in auto nel luogo scelto.

Essa venne collocata in una casetta d’argento, poi a sua volta in una di legno. E venne collocata sotto l’altare della cappella dove i monaci recitavano il Vespro. Nessuno era a conoscenza di ciò, tranne ristrettissime persone.

E vi era l’ordine, in caso di pericolo, di nasconderla in altro luogo più sicuro. In questo modo venne conservata dal pericolo, la più famosa reliquia al mondo.

Sul finir della guerra, la Sindone tornò nella città di Torino, sotto disposizione del re prima di partire per l’esilio. Era il 1946.


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