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Dighe in Sardegna, un commissario per 9 progetti e per porre fine al disagio
23 Giu 2021 08:12

  • Tra crisi idrica e rischio idrogeologico, la questione acqua in Sardegna è il simbolo del disagio
  • Per completare e mettere in sicurezza nove dighe si sbloccano 430 milioni di euro
  • Tra le opere da completare c’è anche la Diga Maccheronis di Torpè

Questa storia va avanti da oltre 160 anni. C’è anche una nota di Camillo Benso, il Conte di Cavour, a testimoniarlo. E’ il 18 febbraio 1857, quando lo statista scrive all’Intendenza di Cagliari per sollecitare il completamento dell’acquedotto cittadino: “Dal fatto in esame rimasi convinto che quest’opera riuscir deve di somma utilità non solo alla città di Cagliari, ma all’intera Sardegna. Finché Cagliari difetterà di acqua, il suo porto sarà sfuggito dai naviganti ed il commercio marittimo resterà stazionario. A parer mio questa opera è la più feconda, in utili risultati, la più giovevole all’Isola, che intraprendere si possa nelle attuali circostanze”.

Commissari per la grande sete in Sardegna

Con la nomina dei commissari governativi per sbloccare le opere strategiche, il governo nazionale punta a placare la grande sete della Sardegna. Ed a mettere in sicurezza i territori minacciati dal rischio idrogeologico. La storia dell’acqua nella regione dei quattro mori è una questione nazionale rimasta sul tappeto sin da prima dell’Unità nazionale. La carenza d’acqua, le dighe progettate e mai costruite, gli invasi riempiti e svuotati, da oltre 160 anni sono lo stigma di un Paese che guarda in modo strabico al Sud. Anche quando, per latitudine e longitudine – ed è il caso della Sardegna – la questione meridionale è più un fatto politico che geografico. Adesso c’è un commissario governativo, la funzionaria del Ministero delle Infrastrutture Angelica Catalano, che dovrà portare a termine nove progetti strategici, con una dotazione finanziaria di oltre 430 milioni di euro.

Nonostante anche uno dei padri della Patria abbia speso il suo nome per lenire il dramma della carenza d’acqua in Sardegna, si è dovuto attendere fino al 2021. Per avere la speranza di completare la rete dell’intera regione.

Le opere commissariate

Nel dettaglio, il provvedimento di commissariamente affida alla Catalano nove opere delle province di Nuoro, Sassari, Oristano e Cagliari. In particolare, il commissario governativo deve gestire il completamento dell’ampliamento della diga di Maccheronis, nel Nuorese, il completamento della realizzazione delle dighe di Monti Nieddu e Medau Aingiu, nel Cagliaritano, di Cumbidanovu, nel Nuorese. Alcune strutture vanno messe in sicurezza: la diga cantoniera sul fiume Tirso, nell’Oristanese, quella sul rio Olai e sul rio Govossai, entrambi nel Nuorese, quella sul rio Mannu di Pattada a Monte Lerno, nel Sassarese, e di Monte Pranu, sul rio Palmas, in provincia di Oristano. Gli interventi più costosi sono quelli che riguardano le dighe di Monti Nieddu, 270 milioni, e di Cumbidanovu, 114.

Finanziamenti delle opere

Le opere saranno finanziate con risorse del Fondo sviluppo e coesione 2014-2020 e con somme della Regione Sardegna. Si tratta di economie che erano rimaste bloccate sia a causa di ostacoli di burocratica, sia anche per incidenti che nel recente passato si erano verificati nei cantieri.

La Diga di Maccheronis

Il caso simbolo è la Diga di Maccheronis, nelle campagne di Torpè, a una trentina di chilometri da Nuoro. La diga venne edificata tra il 1956 e il 1960, alta 31 metri, all’origine aveva un volume totale calcolato in 24 milioni di metri cubi. Nel 2000 la regione Sardegna decide di ampliare la capienza sino a 35 milioni di metri cubi. La gente della zona l’ha ribattezzata il “grande mostro”. Ogni volta che arriva il maltempo, Maccheronis diventa immediatamente un pericolo.

Nessuno ha dimenticato quello che accade nel novembre del 2013, quando il Ciclone Cleopatra colpì la zona e dalla diga si riversò sulle campagne uno tsunami di acqua e fango, alto oltre cinque metri. Quell’’invaso, tra blocchi burocratici, contenziosi ed inchieste, non è mai stato concluso e neppure collaudato. Per questo, non è in grado di contenere l’acqua che arriva dai monti e dai fiumi e nel giro di poche ore riversa sui paesi una vera e propria valanga. Se non fosse una tragedia, si potrebbe discettare sul classico pasticcio all’italiana, il pasticcio di Maccheronis.


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