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La loggia P2 che voleva conquistare il sud
17 Mar 2021 12:17

Licio Gelli e la Loggia P2. Questa storia inizia quaranta anni fa con una serie di perquisizioni a carico di Licio Gelli, il Venerabile Maestro di quella comunità esoterica. Villa Wanda, la sua residenza di Arezzo, diventa il luogo simbolo di quel grumo di potere. E’ il 17 marzo del 1981, quando l’Italia scopre i legami occulti e deviati della P2. Quella vicenda è una ragnatela che avvolge i grandi misteri d’Italia. Dalla strategia della tensione alle stragi di mafia, dalle crisi internazionali ai crack finanziari, senza soluzione di continuità, apparirà sempre l’ombra di quella fratellanza occulta e illegale. E’ una storia dai risvolti anche “siciliani” e legami con il Sud del Paese. Soprattutto quando tutti penseranno che la P2 fosse ormai una storia da declinare al passato.

Chi era Licio Gelli

Licio Gelli nasce a Pistoia il 21 aprile 1919. Dopo una vita tumultuosa tra guerre e mondi di spie, entra in massoneria nel novembre del 1964. La sua tessera d’iscrizione è quella della loggia Gian Domenico Romagnosi di Roma, comunità del Grande Oriente d’Italia. Nel giro di due anni diventa Grande Maestro e nel 1966 passa alla loggia Propaganda 2. Che per anni agirà indisturbata, grazie alla copertura di politici, magistrati, ufficiali di tutte le armi, giornalisti e uomini dell’industria e dello spettacolo.

Il blitz che ha aperto la pentola della P2

Nel 1981 i magistrati milanesi Turone e Colombo sono già da tempo sulle tracce di Gelli. Studiano milioni di pagine delle indagini sul crac Sindona e sull’omicidio Ambrosoli. La notizia della perquisizione viene mantenuta segreta , le Fiamme gialle hanno messo in piedi un vero e proprio commando. La Procura ha disposto che gli agenti effettuino le perquisizioni contemporaneamente in quattro località diverse. Il primo obiettivo è Villa Wanda, la residenza di Gelli sulle colline di Arezzo; poi c’è la Giole, una fabbrica di abbigliamento a Castiglion Fibocchi; una società di import-export a Frosinone; e infine l’hotel Excelsior di Roma, dove il Venerabile aveva insediato il suo centro operativo (occupando tre suite, dalla 127 alla 129). A Castiglion Fibocchi faranno bingo e scopriranno la lista dei 962 iscritti alla loggia. Qualche mese dopo, durante un controllo a Fiumicino, verrà scoperto il Piano di Rinascita Democratica, la Bibbia della Loggia P2. E’ un progetto eversivo che prevede anche una forma di federalismo che tagli a pezzi il paese.

La Loggia viene sciolta con una legge nazionale

Ma il pensiero di Gelli – seppur sepolto da processi su processi – non si fermerà mai. Dieci anni dopo, un pool di magistrati siciliani ipotizzerà che la Loggia P2 non sia mai morta. Anzi, operando da camera di compensazione con le cosche mafiose di tutto il Mezzogiorno, avrebbe creato le premesse per la nascita di una supermafia globale.
Questa ipotesi è contenuta nelle pieghe di tre procedimenti giudiziari della Procura di Palermo, che coprono l’arco temporale dal 1993 al 1998. È l’inchiesta sui Sistemi criminali, indagine che verrà chiusa soltanto nel 2001 perché gli inquirenti palermitani, pur avendo raccolto una montagna di indizi, riterranno di non essere in grado di reggere il quadro accusatorio in sede processuale. Il nuovo contenitore creato per mediare le istanze tra le mafie italiane e le obbedienze deviate avrebbe anche un nome: Terzo Oriente. La sua nascita avrebbe ricevuto l’imprimatur non soltanto dai reduci della P2, ma anche dai boss emergenti di Cosa Nostra: il clan corleonese guidato da Totò Riina e Bernardo Provenzano.
Per i magistrati siciliani si ipotizza un patto scellerato tra borghesia massonica deviata, esponenti della destra eversiva e cosche mafiose. Quel procedimento verrà archiviato, Ma la sensazioni di un plot eversivo per controllare il Mezzogiorno d’Italia nel segno di un controllo massonico mafioso, resteranno tutte intatte


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