';

La liquirizia migliore del mondo è in Calabria
02 Mag 2014 07:16

Una primavera da invasori e moltissime località di Italia protagoniste delle invasioni digitali.

Tantissimi amanti della fotografia, ma anche tantissime persone desiderose di scoprire i tesori del patrimonio culturale italiano si sono ritrovati nello scorso weekend e si ritroveranno per raccontare attraverso i social network un nuovo modo di essere cittadini e turisti amanti dei luoghi che raccolgono la nostra storia.

In Calabria, gli invasori del nuovo millennio si sono dati appuntamento nell’azienda Amarelli, la prima a diventare un museo azienda e a fare della propria storia un business.

Un tour tra i macchinari artigianali che hanno accompagnato la produzione della liquirizia Amarelli e nella tecnologia che non è mai stata tralasciata da questa azienda con più di 200 anni di vita.

Un tuffo nel passato di una Calabria che, secondo l’Enciclopedia Britannica, possiede la liquirizia più buona del mondo, e uno sguardo alle enormi potenzialità del web che consente alla Amarelli di continuare a raccontarsi al mondo intero con un linguaggio fresco e vivo, esportando quella buona Calabria di cui tutti siamo affamati. Amarelli è un imprenditore illuminato che segue con attenzione e curiosità il movimento degli innovatori…forse per questo è l’unica liquirizia presente negli store di Eataly.

Antichi documenti attestano che già intorno al 1500 la famiglia Amarelli commercializzava i rami sotterranei di una pianta che tuttora cresce in abbondanza nei suoi latifondi: la liquirizia, dal nome scientifico “Glycyrrhiza Glabra” cioè radice dolce. Nel 1731, per valorizzare l’impiego di questo prodotto tipico della costa ionica, gli Amarelli fondarono un impianto proto-industriale, detto “concio”, per l’estrazione del succo dalle radici di questa benefica pianta.

A distanza di un giorno si invade anche il centro storico di Cosenza. Sono tantissimi gli Indiana Jones armati di smartphone e macchine fotografiche digitali guidati dall’associazione Scoprilacalabria. Qui lo stupore per quante ricchezze si nascondano tra gli stretti vicoli della città vecchia, si mescola al disappunto per come essa sia stata abbandonata e deturpata dai cittadini e dalle amministrazioni.

Tra il Duomo e il Teatro Rendano, che padroneggiano lungo il Corso Telesio, scopriamo un giardino pensile del 1500, occultato dalle erbacce e dalle transenne che lasciano intravedere un parcheggio dove ci dovrebbero essere i lavori di ristrutturazione per ridare splendore a questo giardino. Camminiamo per i vicoli ed è facile fotografare palazzo Grisolia che era l’antico teatro cittadino,  scopriamo che i nobili si riunivano in una sorta di consiglio per governare la città e che nell’area archeologica dietro il Duomo, ciò che resta della civiltà romana è sepolto dal tempo e dall’incuria.

Le domande affollano la mia mente sul perché di tanta disattenzione verso questo patrimonio e sul perché le visite ai luoghi più importanti non siano possibili il sabato e la domenica.

Ma piuttosto che addossare colpe, che tanto non serve, da bravo invasore digitale inizio a pensare a come si potrebbe risvegliare l’ amore dei cosentini verso il centro storico così da rianimarlo, in tutti i sensi, e stimolare l’attenzione dell’amministrazione locale verso un patrimonio che non è solo sinonimo di turismo, ma potrebbe diventare fucina di nuovi talenti e innovazione capaci di risvegliare una economia della tradizione 2.0.

Le invasioni digitali, create da Fabrizio Todisco, sono solo una delle tante idee che nascono per restituire vita al patrimonio culturale di questo Paese. Viagando, una startup, e Scoprilacalabria, un blog, hanno guidato le invasioni in Amarelli e nel centro storico di Cosenza.Insieme a loro tanti cittadini, altri giovani innovatori come Giuseppe Naccarato di Viaggiart, molte associazioni sensibili ai temi della valorizzazione del territorio. A riprova che il nuovo non sempre è in contrasto con il vecchio, è che l’innovazione necessita di partecipazione e condivisione per diventare utile e vicina davvero a tutti.

Appuntamenti per le invasioni digitali ce ne saranno ancora in tutta la Calabria, domenica 4 maggio ci sarà Invadi Trebisacce organizzato da Startup Calabria, a San Lucido sarà ancora la volta di Viagando e così per tutta la regione il fermento e l’entusiasmo pervaderanno luoghi spesso abbandonati.

A questo proposito per il prossimo anno lancerei una sfida agli invasori: coinvolgere gli amministratori e raccontare come gli innovatori stanno cercando di produrre economia con la cultura e l’immenso patrimonio artistico, architettonico e paesaggistico del bel Paese. Perché tutti abbiamo sempre qualcosa da imparare dagli altri e da ciò che sta intorno a noi… soprattutto chi poi questo patrimonio lo dovrebbe amministrare.


Dalla stessa categoria

Lascia un commento