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“La mafia uccide solo d’estate” per ricordare #GiovanniFalcone
23 Mag 2015 06:36

Una giornata come tante altre, quella del 23 maggio 1992, un sole primaverile, il mare calmo, le spiagge e anche qualche nuvola. Insomma un sabato mattina, come tanti. Giovanni Falcone sta tornando, come è solito fare nei fine settimana, da Roma. Con sua moglie Francesca, è diretto a Palermo. Ma alle 17:58, nei pressi dello svincolo di Capaci, il sicario Giovanni Brusca aziona una carica di cinque quintali di tritolo, posta in una galleria scavata sotto la strada. Un’esplosione distrugge la strada dell’A29, a 20 chilometri da Palermo investendo le auto in transito. Oltre al magistrato e alla moglie, perdono la vita tre agenti: Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro. A salvarsi è Giuseppe Costanza, l’agente seduto nel sedile posteriore della macchina guidata da Falcone.

Non è stata una giornata come le altre, purtroppo. Sono trascorsi ventitre anni da quel giorno e il 23 maggio è diventata la giornata nazionale della legalità, non solo per ricordare Falcone , bensì per non dimenticare tutte le vittime delle mafie. In quest’occasione, su Rai1 vedremo in prima serata il film “La mafia uccide solo d’estate”, diretto e interpretato da Pierfrancesco Diliberto, meglio conosciuto come Pif.

Crescere e amare nella Palermo della mafia, ecco questo è ciò che accade ad Arturo, (giovane protagonista del film) un ragazzino che coltiva sogni e speranze e che imparerà ben presto a sottrarsi alle regole del gioco mafioso sentendosi un “diverso” rispetto alla cultura diffusa di cui la criminalità organizzata è portavoce. Nato a Palermo, Arturo è stato concepito il giorno in cui Riina, Provenzano, Bagarella e due uomini della famiglia Badalamenti, hanno ucciso Michele Cavataio. Da quel momento in poi, la sua vita sarà in qualche modo sempre legata alla mafia e segnata dai suoi più crudeli delitti.

La mafia uccide solo d’estate” è un esempio di come, sempre attraverso l’ingenuità e la spensieratezza della giovinezza, si possa parlare di mafia come di un mostro da sconfiggere.  E’ un prezioso esempio di cinema che riesce a collegare la storia con la leggerezza, perché si può parlare di mafia, anche con un sorriso. Ci vengono raccontate le stragi mafiose che hanno colpito la Sicilia tra gli anni ’70 e ’90 attraverso gli occhi di un bambino. Partendo dalla strage di Viale Lazio del 1969, Pif prende lo spettatore per mano raccontandogli gli omicidi di Dalla Chiesa, di Boris Giuliano, di Pio La Torre, di Rocco Chinnici fino ad arrivare alle stragi di Capaci e di via D’Amelio del 1992. Il film è un racconto lungo vent’anni e ambientato in una città affascinante e terribile , qual è Palermo, che manifesta la luce e il lutto di questa terra, che a volte non sa prendersi cura della sua bellezza, arrivando fino a sfregiarla con il sangue, ma dove ancora c’è ancora spazio per la passione e il sorriso.

La mafia uccide solo d’estate è un chiaro esempio di cinema impegnato in prima linea che, attraverso un sorriso, riesce a farci sentire un dolore perforante, perché chiama in causa ognuno noi, per costringere a chiederci se abbiamo fatto davvero tutto per dire di No alla mafia. Oggi, nella giornata nazionale sulla legalità, è giusto ricordare Giovanni Falcone, anche se non dovremmo sempre essere legati a una data per ricordare chi ha fatto grande il nostro Paese. C’è chi ha avuto il privilegio di conoscerlo e di poterci scambiare qualche parola, c’è chi ha appreso la notizia di Capaci con incredulità, c’è chi era troppo piccolo per capire o ricordare qualcosa. Inconsciamente tutte le persone uccise dalla criminalità organizzata ci spingono a fare delle scelte. Ed è grazie a loro, a persone come Giovanni Falcone, a quell’uomo brizzolato e con i baffi, che rimane ancora viva la speranza, per un futuro migliore, come quell’immagine del suo volto sorridente.


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