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Il Sud deve reagire
25 Nov 2021 16:11

di Gianvito Pizzi

La terra dopo essere stata colonizzata dall’uomo, ora è colonizzata da un virus che s’imposessa di chi l’ha colonizzata. È un effetto a catena, che porta ad uno scovolgimento dell’ordine precostituito.

Un equilibrio di progresso e benessere di aree parziali della terra, costruito costantemente negli ultimi tremila anni, ora è messo a dura prova.

Vi è una forma di sgomento generale. Ma il virsu incide sanitariamente, socialmente ed economicamente, nelle zone più sviluppate del pianeta. E sono dunque queste, a vedere gli individui pagare uno scotto psicologico maggiore, per il depauperamento dello status acquisito.

In tali luoghi, vi è maggiore incapacità di sopportare la situazione in atto, perché l’abitudine al progresso, e una sensazione di onnipotenza attribuita alla scienza, hanno depotenziato numerose certezze.

Le nazioni meno sviluppate hanno più confidenza con le difficoltà.

In sintesi, gli Stati che hanno più capacità tecniche e mezzi economici per arginare il virus, sembrano in maggiore difficoltà, rispetto a chi non le ha. È un paradosso, ma è una delle contraddizioni che ha creato chi ha colonizzato temporaneamente l’uomo.

Il Sud dell’Italia sta mostrando meno capacità reattive rispetto al Nord, nell’ambito del sistema economico.

La maggiore confidenza con l’imprenditoria, nel Settentrione, favorisce l’accesso alle opportunità e alla riconversione delle strutture. Tutto si modella su un’economia costruita intorno alla fase del covid.

In alcune parti del Sud, si tende ad aspettare che torni un ripristino del passato. Ma tale evenienza è ormai improbabile, si pensa più alla creazione di una nuova realtà.

È questo il pensiero su cui lavorare. E sembra, che certe parti del Nord, l’hanno già fatto proprio.

Sono sensazioni, supportate da qualche dato. Su cui riflettere.


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