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All’#Università di #Salerno gli studenti più bravi non pagano le #tasse
01 Ago 2015 05:36

In una rovente estate italiana capita di scoprire che il Mezzogiorno sia quasi irrimediabilmente sottosviluppato, secondo l’ultimo rapporto della Svimez, subito dopo aver appreso che, con pochissime eccezioni, le Università del Sud Italia occupano gli ultimi posti del ranking nazionale stilato da Il Sole 24 Ore.

Notizie da far palpitare tastiere e animi social, sottoscritto compreso, siamo subito pronti ad analisi complesse e articolate, sciorinamenti di dati e di conoscenze approfondite sulle realtà socio-economica del Mezzogiorno, apologetiche dichiarazioni circa la bontà di alcune politiche promesse ma mai avviate per colpa di questo o quell’altro.

Insomma, tutti ottimi contributi alla causa del Mezzogiorno d’Italia, tanto da chiedersi come mai i problemi persistano e non siano stati tutti affrontati con la prontezza con la quale vengono cronicamente denunciati.

La questione meridionale nel nostro Paese è un fatto tutt’altro che semplice. Difficilmente si è sentito un politico di caratura nazionale parlare la lingua del meridionalismo, ricordando che l’intervento straordinario è stato solo un’illusione terminologica e che le politiche nazionali per il Mezzogiorno non hanno ancora colmato il gap infrastrutturale fra Nord e Sud, senza cedere ad afflati neo borbonici.

Fra un rapporto e una classifica intanto, nel disinteresse generale, le “élite” meridionali hanno sprecato occasioni, come i fondi europei, e non sono state in grado di organizzarsi e autorappresentarsi come sistema imprenditoriale, turistico e culturale. E mentre si attendono invano i famosi cento uomini di ferro, migliaia di giovani meridionali trovano un lavoro ed un futuro a Berlino, Londra, Amsterdam e Dublino.

L’Università oggi è un altro fattore di disparità e disgregazione territoriale. Se da un lato le classifiche degli Atenei raramente inseriscono nei loro parametri delle variabili di contesto, c’è da sottolineare come l’atteggiamento di gran parte delle classi dirigenti meridionali sia ancora statico, quasi inerme.

In tema di diritto allo studio per esempio, in un contesto nazionale già molto precario, le Regioni meridionali potrebbero lanciare un segnale di forte controtendenza investendo nuove risorse nelle borse di studio; invece, come chiaramente mostrato dal Rapporto sulla condizione studentesca del CNSU (Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari), il trend è assolutamente opposto.

Le Università del Sud sono ancora carenti nella capacità di attrarre fondi esterni: efficienti programmi di fund raising dovrebbero essere una delle priorità, concentrando gli sforzi sui fondi europei, sull’apertura ai Paesi dell’ex Terzo Mondo e a quelli in via di sviluppo.

Un altro tema su cui gli Atenei meridionali potrebbero avviare politiche virtuose sono le tasse, che spesso vengono alzate in modo indiscriminato per coprire i tagli al fondo di finanzaimento ordinario.

L’Università di Salerno, ventiseiesima e prima del Mezzogiorno nella classifiche de Il Sole 24 Ore, ha stabilito, di concerto con la rappresentanza studentesca, di tassare di un 15% in più gli studenti fuori corso da almeno il doppio degli anni del proprio corso di laurea, studenti che penalizzano le Università nella “spartizione” dei fondi ordinari e che incidono sui ranking accademici.

Contemporaneamente, dal prossimo anno, gli studenti che finiranno gli esami del proprio anno di iscrizione in tempo utile non dovranno pagare nulla e gli verrà restituito l’intero importo della retta a risultato raggiunto.

Secondo le proiezioni, al netto le casse dell’Università non risentiranno della misura che è destinata a produrre effetti benefici per le famiglie e il territorio quasi immediatamente, cioè già nel giro di un anno.

Le associazioni studentesche, inoltre, hanno rinunciato a una parte dei fondi per le attività culturali e sociali destinandole alle borse di studio e ai contratti di collaborazione part time per gli studenti.

Nella città in cui è nato il concetto stesso di Università, con la Scuola Medica Salernitana nell’XI Secolo, la formazione universitaria potrebbe diventare gratuita per migliaia di studenti campani, lucani, calabresi e di ogni parte del Mezzogiorno.

Al di là di ogni considerazione sulle politiche europee e argomenti affini, alla scoperta che in Germania non esistono le tasse universitarie (tra l’altro non esistono neanche i fuori corso), i più hanno proferito post e dichiarazioni di elogio, indicando il Paese tedesco come esempio virtuoso.

Questa volta, si spera non ultima, l’esempio viene dal Sud, da quei meravigliosi luoghi ricordati spesso solo per le vacanze estive. Un segnale di assoluta importanza. In fondo, anche nel Mezzogiorno si può fare qualcosa di buono.


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