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Bavaglio in Calabria, il diritto diventa privilegio
09 Mag 2013 05:06

Nei giorni in cui il resto d’Italia discuteva del rapporto tra media, libertà e potere e dei suoi sconfinamenti nella cronaca giudiziaria – le denunce del presidente della Camera Laura Boldrini in un’intervista a Concita De Gregorio su “Repubblica” sono subito divenute, da fatto personale, caso generale – la Calabria si avvolgeva in un dibattito lontano anni luce: l’argomento?

Il «protocollo» (o «convenzione») che irreggimenta l’attività dei cronisti nella sede del consiglio regionale, proibendo loro alcuni spazi non solo fisici: non sarà infatti consentito oltrepassare il primo piano della cosiddetta “Astronave” di Reggio Calabria e – ciò che è ancora più atipico – si potranno fare domande solo dopo una richiesta scritta. È così che la burocrazia detterà i tempi dell’informazione.

Una specie di “valutazione preventiva” finirà inevitabilmente per privilegiare i cronisti più accomodanti. Sarà stato un caso, ma la decisione seguiva di qualche ora la messa in onda – su “Report” di domenica 28 aprile – di un’inchiesta sulla malagestione della sanità da parte della giunta di centrodestra guidata da Giuseppe Scopelliti, in carica da 3 anni. Con le nuove “restrizioni” all’orizzonte, Antonio Monteleone difficilmente avrebbe potuto confezionare un reportage simile.

Mentre un consigliere di centrodestra dettava una dichiarazione sulla giornata mondiale della libertà di stampa – parole dal sapore quasi beffardo, proprio nei giorni in cui la discussione sul «protocollo» si era fatta più aspra –, Ordine e sindacato calabresi, con il presidente nazionale dell’Fnsi Giovanni Rossi, difendevano la scelta (le nuove regole – hanno commentato – agevolano i giornalisti) proponendola a modello.

Per una volta la Calabria potrebbe essere capofila…


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