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“Come ti sei permesso…”. Così Romano comandava la sanità in Campania
21 Mag 2014 09:00

Raccontò ai magistrati che i politici pretendevano di dire la loro sulle nomine, come se si trattasse dell’esercizio di un diritto e non di un abuso di potere. E lui non solo disse no, ma decise di mettere tutto nero su bianco e si recò in procura. Quella denuncia, presentata nel luglio 2012 dal direttore generale della Asl di Caserta Paolo Menduni, ha dato il via ad un’inchiesta sfociata oggi nell’esecuzione di un’ordinanza agli arresti domiciliari nei confronti di Paolo Romano, presidente del Consiglio regionale della Campania e candidato nella lista del Nuovo centrodestra alle prossime europee.

Tentativo di concussione è il reato contestato nel provvedimento che i militari del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza, al comando del colonnello Gaetano Senatore, hanno notificato al presidente della assemblea regionale nella sua abitazione di Capua (Caserta). Il gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere Sergio Enea ha inasprito l’accusa formulata dai pm ravvisando il reato più grave di tentativo di concussione per costrizione e non per induzione.

Le carte dell’indagine raccontano di presunte pressioni che Romano avrebbe esercitato sul dirigente della Asl per ottenere le nomine di persone da lui indicate per gli incarichi di direttore sanitario e direttore amministrativo. Richieste andate a vuoto per il deciso rifiuto di Menduni, così come non sarebbero state esaudite le sollecitazioni relative alla nomina del dirigente del distretto sanitario di Capua: “Come ti sei permesso di mettere quella nel mio distretto“, è la frase che sarebbe stata pronunciata da Romano e riportata testualmente nel capo di imputazione.

La puntualizzazione fatta nel comunicato diffuso subito dopo l’arresto dalla procura sammaritana, che ha sottolineato come la richiesta di arresti avanzata dal pm risalga al 3 febbraio scorso, non è servita a evitare le polemiche sulla “giustizia a orologeria” alimentate da ambienti politici, soprattutto quelli vicini al presidente del consiglio regionale. “Se i magistrati avessero fatto le scelte che hanno ritenuto fare prima della presentazione delle liste o dopo le elezioni avremmo evitato che nell’opinione pubblica ci possa essere il sospetto di un intervento a tre giorni dal voto“, ha dichiarato il leader del Ncd e ministro dell’Interno Angelino Alfano. “Il nostro è un paese in cui si vota con una tale frequenza che se le iniziative della magistratura dovessero tener conto delle ricorrenze elettorali, probabilmente non vedrebbero mai la luce“, ha replicato il vice presidente del Csm Michele Vietti.

L’indagine si fonda, oltre che sulle accuse di Menduni, su una serie di intercettazioni telefoniche. Romano, nel corso di vari incontri avuti con il direttore della Asl casertana avrebbe accennato a una sorta di accordo politico che prevedeva la spartizione di incarichi apicali nella pubblica amministrazione. “L’utilità che Paolo Romano intendeva conseguire era rappresentata dalla nomina di alti dirigenti amministrativi“, ha evidenziato il procuratore Corrado Lembo, per il quale l’obiettivo era di “poter disporre di persone di fiducia e compiacenti nell’azione di direzione di un settore fondamentale e strategico, come quello della sanità, anche sul piano elettorale, dell’organizzazione amministrativa regionale”.

Nell’inchiesta sarebbero coinvolti anche altri esponenti del mondo politico nonché un cronista di un giornale locale: un filone quest’ultimo che fa riferimento alla pubblicazione di interviste e servizi allo scopo, secondo gli inquirenti, di gettare cattiva luce sulla gestione della Asl. “Un impianto accusatorio non dico debole ma del tutto inconsistente sotto il profilo penale e fattuale“, è stato il commento dell’avvocato Nicola Garofalo, legale di Paolo Romano. “Mi sembra di capire che la denuncia di Menduni – ha aggiunto – non faccia riferimento a minacce o pressioni. Si può anche immaginare che si tratti di deduzioni fatte dal dirigente della Asl“.


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