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E i No Musos occupano la sede della Regione. Oggi il corteo
27 Set 2013 20:34

Ieri pomeriggio, alle 17, gli attivisti NO MUOS hanno occupato la sede dell’Assemblea Regionale Siciliana, a Palermo. I militanti, penetrati all’interno di Palazzo dei Normanni come normali turisti, presidiano Sala d’Ercole ed hanno srotolato dai balconi gli striscioni NO MUOS.

Dopo quest’azione, hanno inviato ai giornali una nota in cui affermano che il “MUOS è uno strumento di sopraffazione militarista e di insensibilità verso la salute delle persone. Serve a fare la guerra, a pilotare i droni per neutralizzare il rischio dell’obiezione di coscienza, ferire la carne viva del popolo niscemese. Il movimento NO MUOS, si oppone al fatalismo rassegnato con cui qualcuno vorrebbe farci  credere che tutto questo sia inevitabile, che la soggezione del Presidente Crocetta verso le autorità statunitensi sia l’unico abito che il popolo siciliano può indossare in questo momento cruciale della nostra vita collettiva. Gli attivisti e le attiviste che in spirito sinfonico con il corteo di domani hanno occupato oggi l’ARS, sentono con forza che è necessaria una ribellione in grado di sprigionare la forza d’urto che cova nel petto di ogni persona libera. Non ci limitiamo a dirlo: pratichiamo questa convinzione con la tenacia dei nostri corpi  disposti a resistere ad oltranza, fino a che la prese di coscienza del popolo siciliano determinerà lo smantellamento della base NRTF di Niscemi e verrà liberata la Sughereta”.

E oggi, a partire dalle 15, nel capoluogo siciliano, ci sarà il corteo a cui, stando agli organizzatori, parteciperanno migliaia di persone provenienti da tutta Italia. I manifestanti partiranno da piazza Politeama e si fermeranno davanti alla sede della Presidenza della Regione Siciliana, in piazza Indipendenza.

Per l’occasione, è stato previsto l’impiego massiccio delle forze dell’ordine. Si teme, infatti, che tra i No MUOS possano esserci esponenti dei ‘Black Block‘.

Inoltre, Palermo sarà ‘off limits’ per il governatore Rosario Crocetta, ritenuto responsabile di non aver bloccato i lavori di costruzione del sistema di comunicazioni satellitari dell’esercito statunitense.


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