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I politici tornino a fare la politica con l’anima
29 Apr 2013 11:57

Quanto accaduto con l’elezione del presidente Napolitano conferma che in Italia non ci sono più una destra ed una sinistra; c’è, bensì, un unico blocco conservatore (lo chiameremo l’Entità) impersonato da due fazioni, che si contendono il potere: il PD ed il PDL. Quanto a M5S è chiara la volontà degli elettori (svolta radicale); assai meno quella della dirigenza, che ha il ‘merito’ di aver salvato l’Entità, rifiutando un governo di programma sul cambiamento (quale ne fosse il colore politico, ammesso che la politica, oggi, abbia un colore).

Questo spiega la mancata convergenza su Rodotà o Prodi: si può suicidare un partito (tanto basta cambiare casacca al momento opportuno;mentre ci sono quadri e dirigenti che non moriranno mai), non l’Entità, che ha profondissime radici economiche, culturali e personali.

Le individualità che si oppongono, vengono schiacciate.

Questo spiega la fine di Bersani; una gran brava persona, ma non un timoniere coraggioso; ovvero, un nocchiero che, al momento decisivo, ha preso la/e decisione/i sbagliata/e.

Nulla da dire sulla figura Napolitano; se non che è stato come premere il tasto pausa: un ‘non’ scegliere. E’ come se, anziché curare un malato, lo si ibernasse. Si evita che muoia, ma non lo si restituisce alla vita. Il paese reale chiedeva un cambiamento che le dirigenze ed i rappresentanti non hanno saputo interpretare ed offrire.

Come se ne esce? Se ne esce tornando alle idee. Occorre capire che un partito non può aggregarsi soltanto in nome della presa del potere. I dirigenti PD, che affermavano (basta guardare su youtube): “Marini è dei nostri” sono gli stessi che, quando Marini era ministro di Andreotti, lo avversavano.

I partiti devono tornare ad essere fucine di idee, rifiutare categoricamente la logica delle appartenenze. Occorre recidere i ganci con l’Entità. Tornare a fare politica con l’anima.


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