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Eva Riccobono ha ragione, Palermo è ancora una città mafiosa…
04 Set 2013 15:17

A Palermo c’è la mentalità mafiosa“. Lo ha detto una bionda con gli occhi azzurri. Ma non è del Nord. È siciliana. Anzi, palermitana. E non si tratta di un pensiero solitario perché non c’è abitante o (soprattutto) ex abitante della città che non l’abbia detto o pensato almeno una volta. Apriti cielo, però, se quella frase è stata detta da una modella e attrice, Eva Riccobono, che è la madrina del Festival di Venezia, intervistata da Vanity Fair.

Sì, perché – come consuetudine vuole – adesso si trova al centro della “bufera”, attaccata da tutti i fronti politici: destra, centro e sinistra. La Riccobono, in pratica, si è macchiata della gravissima colpa di aver fatto di tutta l’erba un fascio, di essersi dimenticata di chi ha perso la vita per lottare contro la mafia e della rivoluzione culturale in corso. Roba da gogna.

Eppure, basta mobilitare i palermitani con un semplice status su Facebook per capire che la modella non ha avuto tutti i torti a dire che “alcune cose dei palermitani non mi piacciono come la mentalità mafiosa. Detesto quelli che si lamentano sempre e e che vogliono la raccomandazione e soprattutto il familismo e i soprusi“. I “sono d’accordo“, infatti, si sprecano.

Innanzitutto, è giusto separare la mafia dal concetto di ‘mentalità mafiosa’. La ragazza non ha detto che i palermitani sono tutti affiliati ad una cosca. Ha ‘soltanto’ sottolineato i difetti risaputi di molti cittadini che hanno impedito al capoluogo siciliano di progredire socialmente e economicamente. E la parola ‘mafioso’ è sinonimo di prepotenza, no?

Ecco, dunque, alcuni esempi per cui a Palermo non si respira affatto una buona aria…

  • Palermo è sporca. Non solo perché siamo invasi dall’immondizia un mese sì e un mese no. Ma perché lo è a prescindere. Il motivo? Siamo sporchi noi palermitani. Teniamo pulite le nostre case ma, alla prima occasione, mentre siamo in giro, sporchiamo le strade. Le regole ci sono ma non sono naturalmente rispettate. Ritornando alla “munnizza“, basterebbe gettarla di sera, una o due ore prima del ritiro. Invece no. La gettiamo in qualsiasi attimo della giornata, pure nelle prime ore del mattino. La verità è che siamo cafoni. Per non parlare di carte e cartacce che regolarmente si trovano non sui cestini ma sui marciapiedi e delle scritte vandaliche sui monumenti (non serve a nulla spendere soldi per cancellarle se poi ritornano).
  • Palermo è caotica. Il traffico, soprattutto. Siamo la quinta città con più ingorghi al mondo. Abbiamo superato persino Los Angeles che conta una popolazione superiore per dieci volte quella palermitana. Tre le cause: a) il sistema della viabilità. Arretrata. Il Piano Urbano del Traffico andrebbe rinnovato ed adeguato alle nuove esigenze. Invece, siamo allo stallo anche in questo caso; b) il sistema dei trasporti. L’Amat offre uno dei servizi peggiori d’Italia (e tra l’altro più cari) ma non sempre per colpa sua: in quanti non paghiamo il biglietto? c) i palermitani. Utilizzano l’auto anche per percorrere un chilometro. E la usano applicando un codice della strada proprio.
  • Palermo è clientelare. Gesip, Amia… Esempi del clientelismo politico. Gente che si è annidata in società ed enti perché ha trovato un posto di lavoro grazie alle promesse del politico di turno. Senza fare i conti con le previsioni di spesa. Gente che pretende un contratto a tempo indeterminato, anche con sassaiole e blocchi stradali. Persone che, però, non hanno sempre lavorato al meglio. Proprio perché saldi nel loro posto, perché il politico di turno mica può abbandonarli al proprio destino. Sono troppo importanti. Sono voti.
  • Palermo è mafiosa. Sì. Inutile sostenere che la mafia sia lì lì per essere sconfitta o che non è più forte come prima o che la maggioranza dei palermitani è antimafiosa. La mafia, invece, persiste. Non solo attraverso le azioni e il controllo del territorio ma anche nella mentalità. Non è forse mafia il posteggiatore abusivo? Non è forse mafia chi vende illegalmente alcuni prodotti andando a rovinare il mercato degli onesti? Non è forse mafia quella che si concentra in alcuni luoghi centrali di Palermo, dove la contraffazione è di casa? Non è forse mafia il proliferarsi di locali abusivi? Non è forse mafia via Lincoln, via Roma, piazza Giulio Cesare di sera, strade popolate da prostitute (poverine) e protettori (mascalzoni)? Non è forse mafia lo spaccio di droga che imperversa nelle periferie? Eccetera, eccetera.
  • Palermo è contro i giovani. Di lavoro ce n’è poco. E quel poco corrisponde ad una miseria. Imperversano call center e lavoretti sotto pagati. Perché vige il principio: “Se vuoi lavorare, questo c’è“. O la regola: “O accetti tu o accetterà qualcun altro“. E, purtroppo, si accetta perché non se ne può fare a meno: bisogna comprare il pane e la pasta per sopravvivere.

Tutto questo non conferma ciò che ha sinteticamente affermato Eva Riccobono, contro la quale si sono scagliate – ad esempio –  la senatrice Simona Vicari e l’europarlamentare Sonia Alfano?

Domanda retorica, lo so…

Foto di Giuseppe Romano (rifiuti al Foro Italico)


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