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Il deputato Pd che truffava milioni di euro con la formazione
20 Mar 2014 08:34

Mentre a Messina scattavano le manette e il gip trasmetteva alla Camera la richiesta d’arresto per il deputato del Pd Francantonio Genovese per l’inchiesta sui corsi d’oro degli enti di formazione, a Palermo qualcuno lasciava nella buca delle lettere dell’assessore alla Formazione Nelli Scilabra, 29 anni, un proiettile calibro 32.

Una coincidenza ma sicuramente due episodi, in apparenza scollegati, che gettano nuove ombre sul settore della formazione in Sicilia, dove da anni scorre un fiume di denaro pubblico gestito spesso da gruppi di potere, con corsi fantasma o inutili ed enti sorti come funghi, in alcuni casi ben identificabili con politici. Un sistema che il governatore Rosario Crocetta sta cercando di scardinare, denunciando “il malaffare” e mettendo ordine ma trovando non poche resistenze anche nel suo partito, oltre che in pezzi del mondo sindacale che difendono gli 8mila operatori del settore.

Crocetta parla di “gabellieri che hanno tradito il rapporto di fiducia con le istituzioni, hanno imbrogliato e si sono accaparrati milioni di euro senza produrre risultati“. Parte del sistema, è convinta la Procura messinese, sarebbe in mano a Genovese, che intanto si è autosospeso dal gruppo parlamentare e dal Pd. E dal partito si fa sentire il responsabile welfare Davide Faraone: “Il Pd credo debba avere un atteggiamento assolutamente laico: cioè se si verificherà dalle carte che la richiesta è legittima e concreta si voterà a favore senza alcuna titubanza, altrimenti si voterà contro“.

Secondo gli inquirenti, “il parlamentare, nel corso del tempo ha acquisito, grazie ad una rete di complici riferibili anche alla propria famiglia, il controllo di numerosi enti di formazione operanti in tutta la Sicilia e, parallelamente, di una serie di società che gli hanno permesso di giustificare le appropriazioni, così da lucrare illeciti profitti“. Al deputato la Procura contesta di essere stato il promotore dell’associazione per delinquere, di aver commesso il reato di riciclaggio per avere intascato, sotto forma di consulenze, oltre 600 mila euro da parte di società del proprio gruppo, parte dei quali erano provento di peculati e frodi alla Regione siciliana, e di averli poi messi in circolo mediante pagamenti per operazioni inesistenti in modo da non rendere possibile la ricostruzione delle operazioni. Genovese avrebbe anche operato un vorticoso giro di false fatture tra sé stesso e società del gruppo a lui riconducibili per frodare il fisco.

Ai domiciliari sono finiti l’ex sindaco di San Piero Patti (Me) Salvatore La Macchia, Roberto Giunta e Domenico Fazio (tutti collaboratori della segreteria tecnica del deputato) e il commercialista Stefano Galletti. Il ‘cerchio magico‘, per gli inquirenti,sarebbe riuscito a penetrare fin dentro l’assessorato alla Formazione. La Macchia infatti è stato a capo della segreteria particolare dell’ex assessore Mario Centorrino (governo di Raffaele Lombardo), che secondo gli inquirenti sarebbe stato nominato proprio in ‘quota‘ Genovese.

Grazie a intercettazioni e a riprese video sarebbero stati riscontrati legami associativi per la cura degli interessi del gruppo Genovese. In particolare è stato possibile ricostruire l’acquisizione dell’ente di formazione Enfap Palermo, ritenuto dagli investigatori l’anello di congiunzione occulto tra Genovese ed un vero e proprio “sistema“, sottoposto al suo diretto controllo, per la cura di interessi economici e politici attraverso l’impiego di finanziamenti pubblici. Sarebbero state inoltre accertate numerose truffe mediante assunzioni fittizie all’Enfap commesse per occultare l’utilizzo di falsi dipendenti presso la stessa segreteria politica del parlamentare.


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