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Il mare malato della Campania
08 Lug 2014 06:57

Ventuno siti della costa campana (vedi mappe istella) su 31 esaminati da Goletta Verde non sono a norma. L’indagine della nave di Legambiente ha fatto emergere la presenza di batteri e sostanze inquinanti, al di sopra dei valori consentiti dalla legge. Sono 18, in particolare, le aree particolarmente a rischio. Il problema riguarda le foci dei fiumi e dei canali e coinvolge 115 aree urbane campane.

Legambiente ha anche presentato un reportage fotografico intitolato “Mare monstrum campano”. Venticinque scatti – realizzati da Marco Valle – che mostrano scenari inquietanti sullo stato in cui versa la costa campana. Da Caserta a Salerno, passando per Napoli, dalla foce dei Regi Lagni a Castel Volturno, allo sbocco del depuratore di Cuma, dalla spiaggia di Mondragone alla spiaggia di Marina di Stabia.

Lo scopo di Goletta Verde è proprio quello di individuare i punti critici di una regione attraverso l’analisi del carico batterico che giunge al mare. Proprio grazie alla segnalazione dei cittadini, mediante il servizio SOS Goletta, sono stati analizzati tratti di fiumi e foci considerate “sospette”.

Le analisi sono state eseguite dal laboratorio mobile di Legambiente dal 19 al 22 giugno.

“I parametri indagati sono microbiologici (enterococchi intestinali, Escherichia coli) e vengono considerati come ‘inquinati’ i risultati che superano i valori limite previsti dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia (Dlgs 116/2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010) e ‘fortemente inquinati’ quelli che superano di più del doppio tali valori”.

Dei 19 punti che sono stati monitorati 10 hanno riportato cariche batteriche ben oltre i limiti. Nel dettaglio, “fortemente inquinanti sono risultati essere i prelievi d’acqua effettuati a Pozzuoli (sia allo sbocco del canale di Licola sia canale di sbocco del depuratore di Cuma); a San Giovanni a Teduccio (foce dell’Alveo Volla); a Ercolano (foce lagno Vesuviano); in due tre punti di Castellammare di Stabia (alla foce del fiume Sarno e alla spiaggia antistante il lungomare Garibaldi – angolo via Ettore Tito) e a Barano d’Ischia (alla foce del Torrente Olmitello). Sono state giudicate ‘inquinate’, invece, le acque prelevate a Napoli (Mappatella Beach sul Lungomare Caracciolo); a Torre Annunziata (spiaggia presso Lungomare Marconi) e a Lacco Ameno (spiaggia libera a destra del porto in località Fundera). Entro i limiti di legge, invece, gli inquinanti riscontrati a Bacoli (canale di sbocco Lago Fusaro); a Torre del Greco (spiaggia sulla litoranea, in località Ponte della Gatta); a Portici (spiaggia Mortelle, località ex Bagno Rex); nell’altro punto monitorato a Castellammare di Stabia (spiaggia Marina di Stabia); a Meta di Sorrento (spiaggia in località Alimuri/Punta Gradelle).

In provincia di Caserta tutti i quattro punti di campionamento hanno ricevuto un giudizio di ‘fortemente inquinato’. Sono stati eseguiti a Mondragone (sia alla foce del torrente Savone che sul Lungomare Vespucci, all’altezza del civico 48, in località Fiumarella –Rivo); e a Castel Volturno (spiaggia a sinistra della foce dell’Agnena e alla foce del fiume Regi Lagni).

Critica inoltre la situazione anche in provincia di Salerno dove ben sette degli otto punti monitorati sono stati giudicati ‘fortemente inquinati’. Cariche batteriche ben oltre il consentito quelle riscontrate nella città capoluogo (spiaggia antistante via Mantegna sul Lungomare Marconi e alla foce del fiume Irno sul Lungomare Marconi); a Pontecagnano Faiano (Foce del torrente Asa, in via Mare Jonio – lungomare Magazzeno); a Battipaglia (canale di scarico idrovora, presso fine via Mimbelli in località Lido Lago); a Capaccio (foce del fiume Capodifiume, in località Torre di Paestum-Licinella); ad Agropoli (presso la foce del fiume Solofrone); a Castellabate (foce del rio Arena di Ogliastra Marina). Unico punto nella norma quello nei pressi della Torre Saracena di Amalfi”.

“L’obiettivo del nostro monitoraggio – ha riferito Giorgio Zambetti, responsabile scientifico di Legambiente – è quello di mettere in luce le situazioni critiche che ancora permangono lungo la costa, prelevando i nostri campioni nei tratti di mare con maggiore afflusso di bagnanti o proprio laddove intravediamo un rischio più elevato di inquinamento, così come viene indicato anche dal decreto legislativo 116/2008. Non vogliamo assolutamente sostituirci al ruolo svolto dalle autorità preposte, ma semplicemente dare una mano a scovare le criticità di un sistema depurativo che in Campania, cosi come nel resto del Paese, funziona a singhiozzi ed è ancora del tutto insufficiente per tutelare la salute del mare e dei cittadini”.

L’Unione Europea ha nuovamente avviato una procedura di infrazione ai danni dell’Italia, per il mancato rispetto della direttiva comunitaria sul trattamento delle acque reflue urbane – dopo già due condanne a carico del nostro Paese -, che coinvolge addirittura 115 agglomerati urbani campani con un carico inquinante pari a circa 3.500.000 abitanti equivalenti. Praticamente è la regione italiana con il maggior numero di “anomalie” riscontrate dalla Ue. Questi agglomerati risultano non conformi all’art.4 in quanto non è stato dimostrato che tutto il carico generato riceve un adeguato trattamento secondario.

Anche i dati ufficiali disponibili evidenziano per la Campania criticità riconducibili primariamente proprio alla “inadeguata” organizzazione e governance dei servizi idrici. Gli ultimi report disponibili sono del 2012 e vedono la regione con una “quota di popolazione equivalente urbana servita da depurazione” pari al 60,2%, corrispondente a 5.220.855 di abitanti equivalenti serviti su un totale di 8.670.751, con quindi 3.449.896 di abitanti equivalenti non serviti. Gli stessi controlli sugli impianti di depurazione svolti dall’Arpac nel corso del 2012 hanno evidenziato una percentuale di non conformità superiore al 50%.

“La Regione Campania non dispone ad oggi di strumenti idonei per affrontare correttamente la problematica e cioè il Piano di Tutela delle Acque e i Piani di Ambito Territoriale Ottimale (questi ultimi in realtà esistenti ma non aggiornati da oltre un ventennio), né ha ancora provveduto alla riorganizzazione dei Servizi Idrici con apposita legge regionale pur essendo stati soppressi dal 2013 gli Enti d’Ambito Territoriale Ottimale. I ritardi accumulati nella spesa dei fondi comunitari hanno fatto perdere di vista l’esigenza di assicurare la stessa qualità e coerenza degli interventi. È tempo, invece, di passare dalle parole ai fatti. A fronte delle criticità che ormai evidenziamo da anni serve una svolta verso la qualità e coerenza degli interventi strutturali e della riorganizzazione della governance dei Servi Idrici in Campania”.

I risultati di Goletta Verde sul fronte dell’inefficienza depurativa della regione sono ancheconfermati dai dati dell’ArpaC, ente preposto alle analisi ufficiali, da cui risulta che ben il 20% della costa non è destinabile alla balneazione.


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