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Investimenti dello Stato per salvare i bambini delle periferie
06 Mag 2016 08:35

Siamo abituati a parlare delle Periferie delle città solo in campagna elettorale. Poi, dimentichiamo che in quei luoghi, durante tutto l’anno, si vive in un degrado indescrivibile.
Ed in pericolo sono sicuramente i bambini. Per tanti motivi: mafie, pedofilia, spaccio, rapine e tanto altro ancora.

Oggi parliamo della storia della piccola Fortuna, dell’omertà che ruota attorno a questa tragica e assurda vicenda, ma non ci siamo mai preoccupati dell’assenza totale dello Stato nelle periferie delle nostre città.

Caivano e la terrificante sorte del piccolo Antonio e poi della piccola Fortuna sono la dimostrazione del fatto che questi “labirinti”, quando lo Stato è assente e latitante, si trasformano in inferno senza apparenti vie di uscita. E quante Caivano esistono in Italia? Tante, forse anche troppe.

Personalmente sono stata spesso nelle periferie di Napoli.

Ho parlato e raccontato dell’Altra Scampia, quella che non vediamo perchè nessuno vuole farcela conoscere. Del riscatto sociale di una generazione che si è ribellata al sistema camorristico facendo rinascere intere zone del quartiere.

Ecco, questi ragazzi organizzati in associazioni o cooperative, spesso con l’aiuto di preti che come Don Peppino Diana hanno rischiato la loro vita o con l’aiuto delle scuole, si sono sostituiti allo Stato e alla politica per il bene della loro comunità e per cercare di difendere il futuro delle generazioni che nasceranno in quelle zone. Purtroppo questo non basta.

Per smuovere le coscienze e per ridare dignità e legalità a queste periferie ci vuole una presenza costante, attraverso investimenti concreti, da parte dello Stato. Solo così si possono prevenire le tragedie terrificati che oggi siamo costretti ad assistere e si possono mettere in salvo le vite dei tanti bambini che vivono in questi quartieri periferici.


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