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Io sto con don Patriciello. Perché solo lottando insieme questa terra si salverà
28 Ott 2013 09:17

Don Patriciello, per chi non sia familiare col suo nome, è il parroco della parrocchia di Caivano, uno dei comuni sul confine della provincia di Napoli e di Caserta, quella che ormai tutti conosciamo come la terra dei Fuochi. E’ un prete con grandissima forza interiore, grande umiltà, carisma e che trasuda della disperazione che ha nutrito vedendosi morire intorno migliaia di cittadini di ogni età con un incremento dei tumori dell’intestino e del colon del 46 percento rispetto alle medie nazionali.

E’ un prete che ama la sua gente quanto la amano tutti i campani privati dei loro familiari. uccisi ogni giorno nel corpo o nell’anima da chi li avvelena metodicamente sotto gli occhi e l’ignavia delle Istituzioni assolutamente assenti da ormai vent’anni. Io faccio film, vivo lontano, torno spesso in Italia, paese che mi porto dentro ogni giorno e scrivo da settimane di questa tragica apocalisse meridionale che coinvolge l’intera nostra penisola e sicuramente anche i paesi oltre confine. Lo faccio solo perché sentendomi impotente quanto voi, soffro al posto vostro pur essendo fisicamente lontanissimo.

Il giorno della grande mobilitazione, davo per scontato che Don Patricielllo fosse in piazza Dante con i suoi concittadini – e invece no. Conoscendo abbastanza gli uomini faccio presto ad immaginare che sia cresciuta disarmonia innaffiata da esibizionismo o arrivismo da parte di alcuni singoli o formazioni di associazioni che hanno voluto scalare verso i primi posti dimenticando l’obiettivo di quello che erano preposti a fare. Non dire IO ESISTO, ma NOI TUTTI ESISTIAMO. Noi come un tutt’uno, come una roccia difficile da penetrare e spaccare. In una circostanza tragica come questa, lasciatemi la libertà di credere che Don Maurizio Patriciello sia abbastanza umile per non essere né velleitario, né arrivista, né arrogante da voler sgomitare con nessuno.

Qualcuno dice che era altrove, qualcun altro che non era desiderato. A me questo provoca solo grandissima tristezza. Volevo tutto tranne che verificare che ci fosse mancanza di coesione in questa battaglia che in provincia di Napoli e Napoli città i cittadini combattono inascoltati, da soli, nonostante migliaia di denunce fatte alle autorità in un silenzio assordante. Aggiungete la consapevolezza che i vostri vicini di casa sono a volte proprio quelli che non solo vi avvelenano e uccidono giorno dopo giorno sotto paga dei clan dando fuoco a rifiuti tossici, eternit, amianto, cadmio, fanghi industriali, residui ospedalieri, rifiuti radioattivi, ma finiscono in una follia tutta partenopea per uccidere sé stessi e le proprie famiglie respirando quelle stesse esalazioni mortali da loro appiccate. E tutto per soldi. Nella totale mancanza di educazione civica, di cultura, di amore per le cose belle, di etica, di moralità.

Tutto avviene nella trascuratezza totale anche dei carabinieri che vedono i fuochi tossici continuamente appiccati e flemmatici, l’ho visto con i miei occhi, si muovono con un surreale senso di routine (quando la morte e l’uccisione di un popolo diventa routine, prende il nome di crimine contro l’umanità) per dare l’ennesimo allarme ai pressoché impotenti, per i mezzi a loro forniti, vigili del fuoco. Tutti muoiono poi delle stesse malattie. I carabinieri, i vigili del fuoco, gli animali venduti al mercato, i casalesi, i preti, i bambini, le donne, gli uomini e i contadini che hanno coltivato e venduto quei frutti che sanno essere letali ad aziende che li portano sugli scaffali dei supermercati italiani ed europei col prestigioso marchio Made in Italy.

Un popolo che vuole essere dignitoso agisce coeso e se necessario impugna le armi come durante la guerra laddove lo Stato sia latitante da vent’anni pur di evitare i continui incendi che li uccideranno comunque. In un paese normale i corpi di polizia avrebbero arrestato con incessanti blitz tutti i responsabili di questo eccidio. In un paese normale le Istituzioni invece che investire in aerei da guerra avrebbero pagato per una seria e inimmaginabilmente complicata bonifica delle proprie terre. Nel nostro Paese ci si accapiglia e si arriva a detestare sé stessi e addirittura un prete adducendo le ragioni più fragili e perdendo completamente di vista l’obiettivo unico da perseguire.

Ora che il popolo della terra dei Fuochi ha invaso Napoli e la mobilitazione è finita, pensate che cambierà qualcosa? Pensate che le Istituzioni reagiranno? La camorra, mentre scrivo, sta già appiccando nuovi incendi. Siate un popolo coeso, siate un popolo disposto a tutto. Una vera emergenza non potrà continuare a passare inosservata da parte delle Istituzioni se arriva a Roma. Il Sud sarà considerato come Sud fino a quando continuerà a comportarsi come il nord vuole che il sud si comporti. Come massa impreparata che sotterra a venti metri sotto il suolo agricolo rifiuti radioattivi provenienti proprio dal nord e non dice nulla. Se preferite aspettare che lo Stato intervenga, sappiate che ciò non succederà. Non oggi né domani. Io evacuerei o forse combatterei. Ma non me ne starei ad aspettare l’intervento dello Stato mentre i miei figli, la mia famiglia e io stesso mi ammali. La mobilitazione pacifica, a mio sentire, nemmeno capace di unire tutte le risorse ed energie sane di Napoli e trasformarle in una roccia inespugnabile e incorruttibile, purtroppo non cambierà nulla.


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