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L’Italia è peggio del Kenya, grazie alla Salerno-Reggio Calabria
08 Ott 2013 09:16

Aumenta il ritardo dell’Italia nelle infrastrutture. In quanto a qualità il Belpaese sta peggio del Kenya. Dal 2009 ad oggi la spesa pro-capite per infrastrutture e’ scesa del 25%. Cresce solo l’elenco di opere incompiute, dal nord al sud. Continua lo spreco di acqua:  quasi il 43% dispersa sulle reti durante il trasporto. Lo afferma il rapporto Ref-Confesercenti.

La crisi ha bloccato i cantieri e tagliato gli investimenti trascinando l’Italia nelle posizioni più basse delle classifiche internazionali per dotazioni e qualità delle infrastrutture. Nel 2012-2013 l’Italia è finita in 82esima posizione scivolando di altre 3 posizioni dal biennio 2010-2011 e finendo nelle retrovie, sorpassata da Kenya, Uruguay e Botswana. Rispetto ai partner europei la distanza è poi inaccettabile: la Francia è al quinto posto, la Germania al nono, il Portogallo all’undicesimo, la Spagna al diciottesimo, la Grecia al sessantunesimo.

Quello che invece continua ad aumentare – sottolinea polemicamente il rapporto Confesercenti-Ref – è l’elenco delle opere mai terminate, dalla Metro C di Roma alla Salerno Reggio Calabria, passando per il mancato completamento delle infrastrutture stradali previste per l’Expo 2015 di Milano. Sul fronte dei trasporti via terra l’Italia si segnala per la marcata preferenza per il trasporto su gomma. Di conseguenza il Paese ha un’elevata congestione della rete autostradale e un ritardo nello sviluppo della rete ferroviaria, soprattutto per quanto riguarda le reti ad alta velocità”. Con soli 923 chilometri l’Italia ha meno della metà delle linee ad alta velocità di Francia (2.036 chilometri) e Spagna (2.144).

Per quanto riguarda il trasporto passeggeri, l’utilizzo del treno come mezzo di trasporto è ancora basso nelle preferenze degli italiani rispetto alla media europea. Fra gli altri ritardi segnalati dal rapporto Confesercenti-Ref si segnalano: lo spreco d’acqua (il 43% dell’acqua trasportata dalle reti in Italia va perduta dal punto in cui viene prelevata fino al raggiungimento delle aree urbane) e lo smaltimento dei rifiuti con un 50% non riciclato.

Dal nostro rapporto – commenta Confesercenti – emerge un quadro preoccupante. Bisogna assolutamente invertire la rotta: più infrastrutture vogliono dire un Paese più unito ed efficiente, ma anche un volano per il turismo, uno dei settori economici più importanti d’Italia, il cui peso arriva a sfiorare il 6% del Pil”. Secondo Confesercenti, con un’oculata spending review si possono risparmiare 50 miliardi, parte di questi, almeno 16 miliardi, dovrebbero essere usati per rilanciare l’investimento infrastrutturale.


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