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Nella regione della ricostruzione post-sisma il cementificio rischia di chiudere. Ma non lo consentiremo
05 Set 2013 22:38

Ieri mattina, insieme al ministro delle Riforme, Gaetano Quagliarello, ho partecipato all’incontro sulla vertenza Italcementi di Scafa in Abruzzo, chiesto dalle istituzioni locali e dai sindacati.

È stato un tavolo positivo nel quale sono stati definiti i passi da compiere per scongiurare la chiusura dello stabilimento che coinvolge centinaia di lavoratori.

È inaccettabile che in un territorio così esteso e popoloso, soprattutto in presenza del cratere del sisma, in pochi mesi chiuda, dopo quello di Pescara, anche l’impianto di Scafa.

Il tema della crisi dell’edilizia è drammatico, e il governo lo ha messo in primissimo piano nella sua agenda con provvedimenti come lo sbloccacantieri e quelli sull’edilizia sociale e scolastica. Ma il caso Abruzzo è assolutamente diverso e particolare, proprio in virtù della ricostruzione post terremoto che ampiamente compensa il dato negativo della crisi.

Gli impegni assunti con Quagliariello sono di sollecitare i ministri del Lavoro e dello Sviluppo economico a riconsiderare il caso del cementificio di Scafa nella trattativa in corso sul piano generale Italcementi.

Subito dopo convocheremo i vertici dell’azienda per capire il perché di tale immotivata decisione e per manifestare la nostra ferma volontà, nel caso procedano nell’intenzione di chiudere, di chiedere conto della bonifica del sito sul quale insiste il cementificio e della perdita di valore della Sama. Infatti, l’azienda pubblica, in concessione a Italcementi, nel corso degli anni, avrebbe meritato investimenti e strategie finalizzati ad un mercato, quello dell’asfalto, che oggi offre interessanti prospettive. Nella speranza che l’insieme di tali iniziative spinga Italcementi a riconsiderare l’orientamento fin qui espresso riguardo la chiusura del sito di Scafa.


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