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Quei funerali che segnano la distanza tra uno Stato e un popolo dimenticato
25 Lug 2016 08:45

Alcune osservazioni al volo: 1- Delrio c’è. Non gli sono state risparmiate critiche, anche durissime, su questa pagina, ma per quel senso di equità che lui fa fatica a comprendere, bisogna pubblicamente riconoscergli che ai funerali delle vittime del disastro ferroviario, si è presentato: è il suo posto, quale ministro per le Infrastrutture. Quindi, adempie a un suo dovere. Almeno questo (avesse operato, lui come i suoi predecessori, con maggiore equità, forse non sarebbe sceso per un funerale, ma per tagliare un nastro). Sempre quel Graziano Delrio è; ma non ha trovato una scusa per evitare di farsi vedere alla cerimonia funebre. Ricordiamoci che Matteo Renzi, per schivare meritatissime contestazioni, volò a New York con i soldi nostri, per una partita di tennis e fuggire dalla Fiera del Levante.

2 – Poco più della metà delle famiglie colpite dalla sciagura hanno accettato i funerali di Stato. Questo è il dato più forte da cogliere. Lo si può raccontare in molti modi: ci abbandonate, ci derubate, ci discriminate, ci insultate, poi ci offrite un funerale, invece delle condizioni di vita decente che, nello stesso Paese, sono garantite ad altri, persino in eccesso, e con soldi nostri. Andate al diavolo; i nostri morti ce li piangiamo da soli. Vuol dire: se lì c’è lo Stato, la nostra gente, che ne fu esclusa in vita, preferisce restarlo pure da morta: non vi regaleremo un abbraccio e l’assoluzione per una messa. Colpevoli di là, vittime di qua. Lo Stato viene condannato ed escluso, e dichiarato estraneo e nemico: che non si associ al mio dolore chi accuso di esserne responsabile; nel dolore, si uniscono quanti con il morto condividevano affetti, interessi, obiettivi. Quindi che c’entra il governo (ultimo di una interminabile lista) dello Stato dell’apartheid ferroviaria, universitaria, scolastica, ospedaliera, autostradale, con il dolore per queste vittime?

3 – Le modalità di questa sciagura hanno un contenuto metaforico potente: su una linea ferroviaria di archeologico valore, un’azienda locale cercava comunque di offrire un servizio decente, “moderno”. Ovvero, un Sud costretto a inseguire il futuro su strutture ottocentesche, perché di più il Paese non gli consente, accumulando privilegi e investimenti a beneficio solo di una parte della popolazione. E, magari, rimproverando il ritardo a chi, con la bicicletta, non riesce a tenere il passo del Freccia Mille.

4 – Questa strage lascerà il segno: potrebbe diventare il dolore che colma e rende insopportabili tutti gli altri; il punto da cui potrebbe partire l’immenso “NO!” a tutto quello che è stato tollerato per un secolo e mezzo.


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