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Scopelliti, ascesa e caduta dell’ultrà della Reggina
31 Mar 2014 07:20

Peppe Scopelliti da giovane è stato un play di basket, sport ben praticato nella sua Reggio Calabria. Dopo la condanna a sei anni e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, decidendo per le dimissioni, ha avuto metafora facile nel dire: “esco con la maglietta bagnata e la testa alta”. Scopelliti da giovane è stato anche un ultrà della Reggina e per lui fu un momento difficile quando i “Nuclei sconvolti” del Cosenza al San Vito presero con decisione lo striscione amaranto dei “Position fighters”.

Una sorta di “Secchia rapita” vissuta come un’onta. Pur amareggiato Scopelliti lo schiacciasassi delle vittorie elettorali cerca di metabolizzare il ceffone giudiziario che lo ha messo nell’angolo in una vicenda dai contorni rimasti oscuri quali sono quelli del “caso Fallara”, funzionaria di fiducia al municipio morta suicida con acido muriatico. Il sindaco, laureato in Economia e commercio, firmava senza rendersi conto di un buco di dimensioni epocali denunciato da due consiglieri di opposizione.

A Cosenza, città rossa della Calabria, Scopelliti era anche andato come ultimo capo manipolo del Fronte della Gioventu’ circondato dalla polizia per poter tenere un’iniziativa in un’aula dell’Unical, roccaforte della sinistra. Era un delfino di Fini, l’ultimo segretario nazionale dei giovani missini. Anagraficamente l’uomo della riscossa di destra. Colui che aveva interpretato l’ansia di riscatto dei vecchi “Boia chi molla” reggini costruendo un modello di nuova destra connessa al nuovo berlusconismo e capace di annoverare ascari e trasformisti della Calabria dei circoli e degli affari.

Assessore regionale con faccia pulita e gran consumatore di Nutella quasi quanto Nanni Moretti, primo sindaco di destra dopo la Rivolta, governatore delle Calabrie. Era tornato a Cosenza con ben altre truppe e gonfio in petto con una marcia sulla città che annunciava il nuovo ordine. Alleato e sodale con gli ex socialisti. Quelli dei fratelli Gentile, Tonino è il celebre sottosegretario per un giorno, costretto alle dimissioni per le pressioni intimidatorie ad un giornale locale di un suo sodale, Pino è un boiardo regionaleun tempo ricevuto ad Arcore per la sua capacità di far record di preferenze. Ma alleato anche di Giacomo Mancini jr, ex deputato di sinistra pugnalato alle spalle dai suoi compagni di cordata e obbligato all’abbraccio innaturale con gli eredi politici di chi aveva bruciato il fantoccio in effige del nonno omonimo, ex segretario nazionale del Psi. Un’operazione di maquillage e di riconciliazione regionale rifiutata dalla sinistra calabrese che si riconosceva nei valori degli anni Settanta.

Scopelliti ha proposto un “modello Reggio” che oggi frana come un colosso dai piedi d’argilla. Lontane le notti bianche con tronisti e cialtroni delle scuderie di Vallettopoli che con i compensi a molti zero hanno affossato le finanze di una città che aveva ripreso forza e vigore grazie al sindaco Italo Falcomatà, sorta di santo laico amato da ogni forza politica, e che ha subito nei giorni prima della sentenza l’offesa dal giudicato di aver ereditato i guai economici del Comune.

Peppe è scaltro politicamente. Ha occupato la Rai regionale. Da buon cinico ha mollato Fini e Berlusconi al momento giusto. Ora fanno quadrato attorno a lui Angelino Alfano e Cicchitto che con lo striminzito 3 per cento dei sondaggi hanno un bisogno spasmodico dei consensi di Scopelliti e Gentile.

In Calabria è un guazzabuglio. Le interpretazioni della legge Severino, recenti sentenze della Corte costituzionale che hanno bocciato leggi elettorali regionali e Statuto, il caos amministrativo nei principali capoluoghi non danno ancora certezze per il nuovo tagliando elettorale. In una Regione che vive nell’emergenza dei rifiuti, della criminalità ormai diventata potentato politico-economico, di fondi europei utilizzati come una lotteria per amici.

Il centrosinistra calabrese ha grandi difficoltà nel proporsi come alternativa. La gran parte dei suoi leader che ambiscono al ruolo di governatore sono responsabile di un disastro etico-morale mai governato dai partiti nazionali. Il Pd è stato commissariato per lunghi anni. Il neorenziano segretario regionale, Ernesto Magorno, prova a cucire un vestito nuovo addosso ai molti scheletri custoditi nell’armadio.

Il premier Renzi in visita in Calabria prima della sentenza ha fatto il Ponzio Pilato da società dello spettacolo affermando al comizio “Dovete cavarvela da soli”. Gl’indignati, le brave persone, i preti legalitari, gl’intellettuali senza incarico e cordata, migliaia di disoccupati cercano punti di riferimento. Dopo la condanna di Scopelliti la Calabria si trova davanti ad un bivio. Restaurazione e palingenesi cercano rappresentanti e gruppi di riferimento.


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