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Ai miei alunni, in ricordo di Pio La Torre
30 Apr 2014 14:59

Cara Monica, caro Andrea, cari alunni miei,

quante volte vi ho detto che ogni sbaglio è un tesoro e di non dimenticarlo mai? Ieri mi sono ritrovata da sola in via Li Muli, a Palermo, sul luogo dove morì Pio La Torre, puntuale alle 9 del giorno prima, sbagliando, perché la ricorrenza era oggi.

“Carmelo dove siete?” “In che senso? Mila, guarda che è domani, non oggi..” Sbadata prof, il 30 aprile è oggi non ieri. Ho posteggiato lo scooter in quella stradina lontana dal centro, in quel budello a senso unico, e sono scesa. Sulla lapide ho notato della polvere e col fazzolettino di carta mi son messa a pulirla. E mi sono venuti in testa altri ieri.

Ero piccola quando me ne andai a Comiso a sentire Pio La Torre, dirigente comunista, parlare per la pace e contro i missili. Ho avuto la fortuna di sentirlo ed è la mia storia. Vorrei fosse la vostra, per questo vi parlo di pace. Che non è astratta speranza ma è l’atto più coraggioso e difficile che possiate mai praticare: bandire la cattiveria.  Anche le parole posso divenire missili e lo sapete bene. Ve ne arrivano contro ogni attimo, è dura non replicare, eppur dovete, dobbiamo. Ci vuol più coraggio a bandire la cattiveria che a morire per un ideale.

Ero adolescente, come voi adesso, quando Pio La Torre morì, ucciso dalla mafia. E combatterla con ogni mezzo, con quelli a me disponibili, educarvi al rispetto e alla cultura, sono la mia storia. Vorrei fosse la vostra, per questo vi ripeto da mattina a sera, studiate, studiate, studiate, ne avete bisogno, ne abbiamo bisogno. Per sollevare questa terra dall’abisso di speranza e di degrado in cui è caduta. Era segretario di un partito Pio La Torre, il Partito Comunista Italiano, militavo e milito con quegli ideali e sono vicesegretario nel solco della stessa tradizione e della stessa storia. Un partito è un’istituzione. E la scuola è un’altra istituzione. Le istituzioni si vivono per portarne rispetto non astratto ma reale.

E’ la mia storia, vorrei fosse la vostra. Vi dico curatevi dei banchi, delle sedie, delle porte e delle pareti della vostra scuola, come io mi curo di voi. Curatevi dei libri, della vostra istruzione, come me ne curo io. Il valore più alto della nostra maggiore istituzione è il vostro studio. Difendetelo, difendiamolo, e cerchiamo di comprendere che proprio in questa isola è il valore più grande. E non posso insegnarvelo in altro modo se non con l’esempio. I valori non si predicano, si praticano. Era un dirigente di partito Pio La Torre, e anche io lo sono. Sbaglio, eccome se sbaglio, qualcuno dice per inesperienza, qualcuno mi incita a tirare fuori i denti. Vorrei tirarli fuori solo per sorridere e per raccontarvi che faccio politica solo per occuparmi di voi e del vostro futuro e la mia ostinazione a volte appare grottesca per quanto è ossessiva e costante.

La politica questo è: occuparsi degli altri, avere il desiderio di lasciare un mondo migliore di come lo abbiam trovato, ce n’è di lavoro da fare e non spaventatevi o non indietreggiate se sentite il desiderio di far politica, fatelo. In qualunque partito voi sentirete più vicino, fatelo con onestà, con sincerità e con bontà. Non lasciate la politica chi ne offende il senso con azioni turpi o la compie per unico interesse personale. Dareste loro ragione altrimenti. Ve ne diranno di tutti i colori, vi faran passare la voglia spesso, e ancor più spesso mollerete. Per poi tornare alla carica. Fatelo. Col coraggio più grande e bandendo la cattiveria. Usate gli strumenti della bontà, non usate mai le persone. Ricordate sempre quello che vi ripetevo a scuola, vale sempre, non solo tra i banchi: che la bontà non è debolezza, è forza, e ci si può battere per idee diverse con gli avversari, anche in confronti accesi e impietosi, nel segno del rispetto. La politica è rapporti di forza? Non c’è forza maggiore del rispetto. Come? Spero di mostrarvelo negli anni che verranno, spero di sbagliare sempre meno in questo.

Mentre spolveravo quella lapide ho notato che la foto di La Torre è la stessa che ho dietro la mia scrivania. Quanti morti a ricordarmi ciò che vorrei essere e a indicarmi la via. Don Milani, padre Puglisi, Falcone e Borsellino, Mandela, Alessandra Siragusa, Pio La Torre…E i vivi? Mi son detta torno a casa e appendo tra quelle foto qualcuno dei vostri disegni, ne ho i cassetti pieni ed è giunta l’ora di tirarli fuori.

Non si vive per i morti, si vive per i vivi. Si sbaglia, eccome se si sbaglia. Si sbagliano le date, si sbagliano le parole, si sbagliano le azioni. Si sbagliano le liturgie di una politica ridotta a minuetto. Molti di noi non son mai stati bravi con le liturgie, ma preferisco non azzeccare qualche liturgia piuttosto che dimenticarvi di voi e di ciò che vi serve e serve alla gente. Quello è l’unico sbaglio che non vorrei mai fare.  Sono salita sul motorino e son tornata a casa. Oggi 30 aprile è l’anniversario della morte di Pio La Torre, sono stata alla cerimonia ufficiale, insieme a tutte e tante autorità, la strada questa volta era piena piena di gente. Forse troppi “addetti ai lavori” e poca gente comune.

Ma dietro il palco c’erano le scuole, c’eravate voi, alcuni studenti e studentesse siciliane, piccolissimi, di scuola elementare, con le vostre insegnanti e mi sono spostata dietro al palco, per starvi più vicina. Credo che sta a noi portare quella strada nel cuore e nella mente della gente comune con l’esempio, voi ai vostri genitori, ai vostri amici, e io a voi e a tutti quelli che mi capiterà di raggiungere con le mie azioni.

Non so quanto vi ricorderete ma ve lo ricorderete anche voi quel palco da grandi, come io mi ricordo ancora quel giorno a Comiso quando per la prima volta udii qualcuno battersi da un palco per la pace, per la giustizia sociale, per l’onestà e per la libertà. Era un dirigente del partito comunista, oggi è patrimonio comune della coscienza civile e storica d’Italia.

Sempre vostra, la prof Spicola, vicesegretario del Partito Democratico Siciliano

http://laricreazionenonaspetta.comunita.unita.it/2014/04/30/ai-miei-alunni_in-ricordo-di-pio-la-torre/


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