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#Confischiamo subito i beni dei #mafiosi, dei #politici corrotti e degli #evasori fiscali
25 Ago 2015 07:25

I rapporti annuali dell’Unione europea sulla corruzione, le statistiche periodiche nazionali sull’evasione fiscale e i dati forniti sulle enormi ricchezze occulte delle varie mafie, confermano, senza possibilità alcuna di smentita, il mastodontico peso economico di queste tre piaghe in Italia.

Sono questi i tre fattori principali che comprimono la crescita economica, l’occupazione e lo sviluppo nel nostro Paese, con un furto ai cittadini onesti che è stimato, per difetto, in circa quattrocento miliardi di euro l’anno. I dati che hanno portato a questa stima, sono la cifra indicativa dei latrocini di mafia, corruzione ed evasione fiscale.  Si parte dai traffici e dai profitti illegali in agricoltura fino alle ecomafie e alle zoomafie. Vi sono poi le contraffazioni, le opere pubbliche manipolate, le estorsioni, i traffici di esseri e organi umani, la prostituzione e il traffico di stupefacenti.

Il fatturato delle mafie italiane è valutato intorno ai duecento miliardi di euro l’anno, stimati sempre per difetto, dalla Commissione parlamentare antimafia. Se a questi aggiungiamo la corruzione endemica in continuo aumento e l’evasione fiscale incontrollata, la cifra suddetta è presto raggiunta. Per questa situazione da vero e proprio stato di guerra, è necessario porre in essere misure straordinarie immediatamente efficaci partendo dal sequestro e dalla confisca dei beni ai grandi corrotti e ai grandi evasori e procedendo con maggiore efficacia verso i mafiosi.

Solo colpendo inesorabilmente i patrimoni illeciti si possono arginare e affrontare con efficacia le tre grandi cancrene del nostro Paese. Ritengo che nessun governo potrà essere mai credibile sulla lotta a questi fenomeni criminali finché ci saranno in vigore leggi che aiutano mafiosi, corrotti ed evasori (e penso al falso in bilancio, all’ex Cirielli, agli scudi fiscali, alle riforme sulle intercettazioni, alla normativa antiriciclaggio e così via). Anche quando si è fatta una legge anticorruzione, la stessa a buona ragione è stata criticata dalla Corte di Cassazione e giudicata negativamente dall’Unione Europea. A questo punto l’unica ancóra di salvezza resta il rafforzamento della legislazione di contrasto patrimoniale (misure accessorie comprese), intervenendo su alcune gravi criticità che ancora si registrano ad esempio nell’applicazione, nella gestione e nella destinazione dei beni e delle imprese sequestrate e confiscate alle mafie. Ridarli alla società civile significherebbe riaffermare la legalità oltre che un modo di rilancio economico, occupazionale e sociale di quei territori martoriati.

Riflettiamo per un attimo sul fatto che dove c’era il bunker di Francesco Schiavone, a Casal di Principe, oggi, c’è la sede di un centro per bambini autistici. Dove il piccolo Santino Di Matteo fu ucciso e sciolto nell’acido, a Corleone, c’è un giardino della memoria frequentato soprattutto da studenti. Ecco, questi sono i modelli che occorrerebbe imitare. Contro i casi di corruzione all’interno dei partiti, ad esempio, per lottare il potere politico mafioso è giunto il momento che anche i cittadini facciano la loro parte, liberandosi dei corrotti molto semplicemente non votandoli. Da quando, ad esempio, esistono leggi che permettono contratti flessibili, chi ha il potere di offrire lavoro, cioè politici, imprenditori e mafiosi, usa assumere, o promette di farlo, a tante persone con contratti precari, così da annullare la loro coscienza e forzarli ai propri voleri in cambio della conferma di lavoro.

Questo ovviamente accade perché tutti questi criminali possiedono enormi quantità di denaro che gestiscono anche per i suddetti scopi. In questi casi il voto di scambio è legato a un ricatto che consente, grazie alla disoccupazione, di acquisire grandi poteri sulla pelle, e grazie a volte alla complicità, di chi ne ha effettivamente bisogno. Gli ambienti mafiosi esercitano questo potere su gran parte della popolazione per far confluire i voti su una determinata parte politica che ha favorito, con leggi o con la concessione di appalti per la costruzione di opere pubbliche, lo sviluppo delle attività imprenditoriali della mafia.

Se vogliamo risolvere in parte i problemi delinquenziali di questo Paese, occorrono strumenti di comprovata e immediata efficacia in campo patrimoniale. Bisogna puntare sulla confisca immediata dei beni della mafia, dei grandi evasori e dei proventi della corruzione e utilizzare tutte queste risorse per sostenere le imprese in difficoltà e rilanciare l’economia e il lavoro. Per contrastare efficacemente la mafia, la corruzione e la stessa evasione fiscale, la priorità è destabilizzare lo “Stato mafioso”, togliendogli l’ossigeno, cioè l’enorme potere economico.

E’ indispensabile che in questa battaglia lo Stato svolga a pieno un ruolo di primo piano. Com’era solito dire Giovanni Falcone, la mafia non è affatto invincibile. Bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave e che si può vincere non pretendendo l’eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni.

Soffermiamoci brevemente a riflettere su un recente accadimento: agli studenti di circa cento scuole italiane è stato chiesto se sia più forte la mafia o lo Stato? La risposta è stata netta: è più forte la mafia. Responsabilità spaventosa che grava certamente anche su chi ha governato e governa questa Nazione. Lo Stato italiano in questo specifico contesto mi sembra un medico che diagnostica un tumore in metastasi e prescrive la cura per una semplice infezione nonostante i sintomi del male siano chiari. In questo caso siamo di fronte a inettitudine, incoscienza, malafede o peggio correità? Ai lettori l’ardua sentenza!


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