';

Donne che sognano da sveglie. Il coraggio di Anna nella terra dei fuochi
10 Mar 2016 08:35

Il sole filtrava attraverso il finestrino dell’auto, dalla parte del posto di guida. Seduta al fianco, ne ero teneramente sfiorata e dalla mia zona d’ombra, fresca e silenziosa-solo in sottotraccia il ronzio discreto della radio, in una tersa mattina di giugno-lasciavo che lo sguardo si riempisse del paesaggio che era tanto più bello quanto più rapidamente mi correva incontro riavvolgendosi come un nastro.

Sono stata a Napoli l’ultima volta appena un anno fa. Eppure mi manca quel breve viaggio attraverso una terra assolata, che nelle mie memorie d’infanzia è soprattutto il paese dei miei nonni. È il mare vegetale dei campi che ti vengono incontro con vigore e che forse, per chi ha il coraggio di volare e vederli dal cielo, appaiono come un pezzo di paradiso in terra. Non pensavo più a queste cose quando, in una sera del mese di Gennaio, nel tiepido dormiveglia di casa, ascolto la storia di una donna ospite in un noto salotto televisivo.

Anna Magri mi colpisce subito. Forse perché il suo coraggio te lo senti addosso fin dalle prime parole e non puoi dimenticarla. Racconta una storia drammatica, come solo le storie di malattia e di dolore possono essere. Il suo piccolo Riccardo, un bel bimbo di poco più di due anni, muore il 17 Novembre del 2009, a poco più di un anno dalla diagnosi di leucemia linfoblastica acuta.

sp0413_05_Anna_TerradeiFuochi

Non serve essere un medico per capire che esiste un nesso tra la malattia del piccolo Riccardo e la terra dei roghi tossici, quella che è ormai conosciuta come “terra dei fuochi” e sulla quale-la verità è spesso paradossale-si scrive e si legge poco, si gira la testa dall’altra parte, si finge e si tace fino a quando il male non ci tocca direttamente: e pensare che ormai i medici non fanno più nessuna fatica a diagnosticare certe malattie quando si tratta di bambini che sono vissuti tra le province di Napoli e di Caserta, in città come Casoria, Caivano, Afragola.

Padre Maurizio Patriciello, conosciuto come il parroco della terra dei fuochi, suggerisce ai giornalisti di ‘farsi un’idea’ dando un’occhiata alle lapidi del cimitero di Caivano. Quanti bambini stanno pagando solo perché sono nati in mezzo alla monnezza, al fumo denso che appesta quei luoghi che io stessa ho amato. Ma questa è la cronaca, la conosciamo più o meno tutti. Meno noto è il coraggio di Anna, il suo impegno fatto di testimonianze e di volontariato presso l’ospedale Pausilipon.

Non sono madre, ma ascoltando la testimonianza di questa donna mi sento quasi sopraffatta, devo reprimere un brivido. Sono storie di dignità ferita ma non annullata. Anna crede in quello che fa, lotta come una guerriera. Più che la terra dei fuochi, la Campania mi sembra il paese delle donne che sognano da sveglie. Per Anna il futuro esiste ancora.


Dalla stessa categoria

Lascia un commento