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Ecco perché al Sud non piace l’Europa
16 Mag 2014 10:31

L’Unione Europea? Cos’è davvero e’ difficile dirlo, anche se perfettamente in vigore. Essa si misura in ciò che rappresenta nelle menti degli europei. Un pò come l’Unità d’Italia. Ma se esistono ancora i Serenissimi, la Lega Lombarda, gli Indipendentisti Sardi e Siciliani, i Neoborbonici, la nobiltà nera, vuol dire che si lascia spazio ancora a dubbi.

Se ci concentriamo al Sud il dato dell’europeismo è preoccupante, non in termini di avversione culturale, ma in scarsa conoscenza del concetto.

Escludendo le metropoli ed i grandi centri urbani, l’Unione Europea rasenta il nulla. Dispiace affermarlo, ma bisogna avere il coraggio di dirlo.

L’UE è percepita solo come un insieme d’inutili strane norme, che ti piombano addosso quando devi ristrutturar casa e rinnovare documenti; ed è una moneta incomprensibile, vista come la causa dei mali economici.

Io sono un europeista convinto, un seguace di Altiero Spinelli, sono in totale disaccordo con i luoghi comuni e le banalità che si dicono sull’Unione, ma non posso esimermi da un’analisi lucida sul concetto di Europa nel Meridione.

Se vogliamo usare una scorciatoia, possiamo dire che: se si stenta ancora a percepire lo Stato come amico, figuriamoci un sovra-Stato.

Esso e’ così lontano dalle menti da essere incomprensibile.

L’Europa, al Sud, non è mai stata la “grande madre” ma al massimo una matrigna.

Perché Europa ha sempre rappresentato sinonimo di emigrazione e non d’integrazione.

Nella patria dei campanilismi, la bandiera blu con le stelle, ha sempre sventolato con debole vento, quasi acquattata su se stessa. La vediamo sulle scuole, negli edifici pubblici in generale, e in me suscita orgoglio ed un senso di universalizzazione. Ma so che il mio sentimento non è condiviso dalla maggioranza che mi sta intorno.

Non voglio dare giudizi, ma voglio solo fotografare la realtà. Le basse affluenze alle elezioni europee, soprattutto al Sud, sono frutto di questa lontananza, che negli ultimi due anni si e’ tramutata in un’avversione.

La crisi economica ha dato il colpo di grazia.

Prima l’asse carolingio tra Germania e Francia, poi la leaderschip solitaria dei tedeschi e il nostro inserimento nei piigs (i paesi a rischio default). Ci sono stati molti esempi di un Europa gendarme e non un idea di amalgama, per scongiurare guerre europee. Ovvero l’idea di base dei paesi costituenti.

L’Italia e’ stata una delle cinque nazioni che ha fondata l’Unione e Roma la sede della firma del trattato, nel lontano 1957.

Ma agli intenti delle classi illuminate, che poi corrispondono a quelle economicamente più floride, non è seguita una storia lineare che ha permesso lo sviluppo di questa idea e la sua concretizzazione.

Io nell’Europa unita ci credo. Mi sento europeo, perché le radici della mia cultura sono quelle europee. Ne sono consapevole. Credo che l’Unità d’Europa l’ha compiuta l’impero romano, espandendosi duemila anni fa in tutto il continente. Mescolando popoli e unificando culture ad un unico denominatore. Ma i tempi per la vera unità europea, quella del terzo millennio, non sono maturi. Anzi, siamo agli inizi di una ulteriore divaricazione. Anche se da ciò che giuridicamente è stato istituito, è impossibile uscirne.


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